Bacci: il volontariato a Jesi, una potenza silenziosa

cuore JesiIn un sabato mattina freddo e assolato, tra un gruppo di turisti che mi supera in piazza della Repubblica e mani esperte che cercano l’affare tra le bancarelle, per le piazze e le vie del centro vedo riflesse le tante anime della città che camminano svelte, a volte si fermano a parlare o si passano solo accanto. Quante anime convivono anche nel volontariato jesino?

Affretto il passo, mi aspetta il sindaco di Jesi Massimo Bacci per parlarne e scoprire il suo punto di vista.

Sindaco, che idea aveva del mondo del volontariato e dell’associazionismo quando si è insediato nel 2012? È cambiata, nel frattempo?

Da cittadino, la mia considerazione di questo mondo era limitata a un’esperienza indiretta e, di conseguenza, incompleta. Durante il mio mandato ho potuto approfondire questa conoscenza, scoprendo una realtà non solo molto più strutturata di quanto pensassi, ma decisamente più vitale.

Accosto al volontariato jesino la parola ‘eccellenza’ senza leggerezza, perché credo descriva l’operato di numerose realtà locali: organizzate e portatrici di valori importanti in campi diversi.

Quale crede sia il ruolo del volontariato nel presente e nel futuro del territorio?

La presenza di associazioni di volontariato solide e proattive permette concretamente di non depotenziare il soddisfacimento dei bisogni del territorio. Per mantenere e rafforzare la qualità e quantità di servizi ai cittadini, le sinergie tra pubblico e volontariato devono rafforzarsi, ciascuno secondo il proprio ruolo e le proprie competenze.

Non credo di parlare solo per l’istituzione – comune: senza questo tipo di collaborazioni, il futuro sarà sempre più critico.

Il lavoro della nostra amministrazione in questi anni è andato verso il rafforzamento delle azioni programmate d’intervento comune: anche attraverso la vicinanza d’intenti con il coordinamento è stato possibile imprimere una sorta di regia condivisa al nostro agire, rendendolo più efficace e centrato.

Quali sono gli ostacoli che ledono l’efficacia dei meccanismi virtuosi del volontariato?

Talvolta a minare la spirale positiva che porta con sé il volontariato è la presenza di ingombranti individualismi: l’associazionismo è da sempre spinto di forti iniziative dei singoli, ma i personalismi rendono meno solido l’intervento sociale.

È importante avere consapevolezza che l’azione di gruppo e la condivisione degli scopi rendono un interesse superiore ad un altro: l’azione sinergica fa andare più lontano.

Nella storia recente della città quali sono stati i traguardi raggiunti?

Gli obiettivi e le strade nuove vanno intrapresi individuando tappe intermedie, facendosi delle domande e non pretendendo di risolvere in fretta problematiche che sussistono magari da anni: la strada è stata aperta attraverso la stipula del protocollo e l’apertura dello sportello unico per le associazioni di volontariato. Sentiamo di aver posto le fondamenta su contenuti solidi, pur non in tempi rapidi: questi progetti stanno già riscuotendo un buon feedback dai cittadini.

Su cosa si dovrebbe puntare per far crescere il volontariato, secondo lei?

L’appartenenza a qualcosa d’altro rispetto a sé ha permesso alla società jesina di essere forte e compatta, nei tanti anni di storia civile e di partecipazione. Sia che si faccia educazione, aggregazione, magari attraverso l’attività sportiva – come l’ho vissuta anche io, da ragazzo – con una peculiarità ludica o assistenziale, è la relazione che va curata, come parte fondamentale del vivere la città.

Stare insieme per fare il bene …anche papa Francesco qualche giorno fa si è detto stanco di leggere solo cattive notizie sulla stampa: il volontariato è una potenza silenziosa che deve trovare visibilità, va raccontato per dare voce a ciò che di buono si fa, spesso in silenzio, giorno dopo giorno.

Servirebbero più iniziative per aumentare la visibilità delle associazioni, occasioni per raccontare i propri orizzonti e valori, così che chi è più sensibile possa trovare speranza, motivazione e ispirazione dall’impegno dei volontari. L’esempio di chi fa, di chi si impegna in cose vere, paga.

Al mondo del volontariato direi di uscire, studiare e progettare giornate dedicate al volontariato per immaginare insieme il bene comune, giocando sulla partecipazione e coinvolgimento di tante realtà che hanno cose diverse da dire e dare.

Provi a immaginare Jesi come un corpo umano: quale parte sarebbe il volontariato?

Non ho dubbi, nel corpo-Jesi sarebbe il cuore: libero da condizionamenti, è quello che fa arrivare il sangue alle periferie; la generosità e la dedizione dei volontari che non fanno rumore è energia di cui non si può mai fare a meno.

Il volontariato è un frammento sano e vero della società attuale, uno strumento per far vivere, soprattutto ai giovani, i valori e un’identità positiva: c’è bisogno di persone impegnate, che abbraccino l’idea di fare politica per innescare un cambiamento a casa propria.

Sarà grazie alle loro idee che il passaggio generazionale – necessario più che mai – potrà essere progettato come una crescita in continuità le conquiste del passato: c’è bisogno della sensibilità dei giovani per sognare in grande.

Una città, un territorio, tante facce dello stesso impegno…un augurio?

Questo mi auguro per Jesi futura: di non dover mai fare a meno del contributo del volontariato.

 

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