RIPARTIAMO DALLA Z:

“Dai valori aggiunti della spiritualità ai valori aggiunti del terzo settore”Un nuovo importante incontro si aggiunge al percorso di questa edizione di VOLONTARJA

Il mondo del volontariato, le scuole e le istituzioni dialogheranno con due personaggi di grande spessore, tra i maggiori esperti, nei loro settori, d’Italia. Il Cardinale Matteo Maria Zuppi (Arcivescovo di Bologna) ed il Professor Stefano Zamagni (Professore di Economia Politica all’Università di Bologna).

Venerdì 5 Febbraio dalle 18:00 in diretta streaming sulla pagina facebook Comune di Jesi e di Volontarja e sul sito del comune.

Impact: Gaia Baccani

Ringraziamo Gaia, presidente Impact associazione culturale di Jesi, per l’intervista rilasciata al Coordinamento:

1) Da quali bisogni e desideri nasce la sua associazione e a quali esempi di volontariato si ispira?

ImpAct Associazione Culturale è una realtà associativa no-profit del territorio, con alle spalle quattro anni di storia. È stata fondata a Jesi nell’ottobre del 2016 per mano di studenti universitari e liceali, a seguito dell’esigenza comune di trovare gli strumenti per rispondere ai quesiti cui il sapere scolastico e le notizie forniteci quotidianamente dai mass media non rispondono sempre in modo esaustivo.

È proprio in riferimento alla sua mission che l’Associazione si definisce culturale in senso trasversale, il che le permette, attraverso le sue iniziative, di trattare ogni qualsivoglia ambito di interesse, permettendo di soddisfare al meglio l’esigenza originaria di ImpAct.

Nell’ispirarsi ad associazioni di tipo universitario come approccio e curiosità nei temi, l’associazione cerca di essere innovativa e stimolare i singoli associati, e non solo, allo sviluppo di proposte da portare avanti o argomenti da affrontare in incontri con esperti nei settori di volta in volta trattati.

2) Trova difficoltà o meno la sua associazione formata da giovani a dialogare con la generazione che li precede? E perché?

Il dibattito intergenerazionale è un elemento costantemente presente nelle nostre attività e, non a caso, siamo stati chiamati a tenere un workshop proprio sul tema del divario intergenerazionale nel contesto di un festival sulla democrazia lo scorso settembre a Cartosio (AL).

Secondo il nostro punto di vista c’è una difficoltà congenita e naturale nel dialogare con la generazione a sé precedente, ma è importante saperla affrontare perché lo scambio di sapere tra generazioni è un elemento fondamentale di crescita in qualsiasi contesto.

Solitamente ImpAct, nei propri incontri, coinvolge esperti adulti che si rivolgono ad un target giovane e nella sua compagine associativa presenta una componente maggioritaria di under 30; d’altro canto non mancano soci di età più avanzata e, all’occasione, situazioni opposte, ossia interlocutori giovani e pubblico adulto.

3) Quali rapporti esistono con le istituzioni pubbliche e private del territorio?

La nostra associazione è da sempre iscritta a vari albi associazionistici (tra cui quello comunale e regionale), cerca di coinvolgere le istituzioni pubbliche e private all’interno dei propri eventi, partecipando altrettanto a quelli proposti, e riconosce l’importanza sia di operare con logica di rete che di instaurare scambievoli collaborazioni.

Un tasto dolente è, talvolta, la mancata risposta da parte delle istituzioni ad un eventuale stimolo da noi proposto. Non sempre queste, soprattutto le istituzioni pubbliche ai vari livelli di rappresentanza, sono in grado di dedicare sufficienti attenzioni alle associazioni, specialmente alle più piccole, che forse ne necessitano in maggior misura.

Ad ogni modo, ImpAct riconosce le virtù del dialogo con le sovracitate istituzioni e mira a rafforzare ed accrescere i rapporti con le stesse che siano pubbliche o private, locali e non.

4) Voi siete una associazione culturale. Che “cultura” trovate ci sia sul territorio rispetto a temi come la cittadinanza attiva, il volontariato, la legalità?

Ammettiamo con piacere che, rispetto a quando ImpAct è nata, c’è maggiore sensibilità e cultura rispetto ai temi di cittadinanza attiva, volontariato e legalità e non mancano associazioni, community o gruppi autogestiti che li promuovono in forme diverse.

C’è sicuramente ancora molto da fare e, per questo, riteniamo che ci sia la necessità di riscoprire, quanto possibile, una coscienza di responsabilità pubblica, che dovrebbe appartenere ad ogni singolo cittadino. Un ruolo importante, a tale proposito, lo hanno i promotori di cultura che, loro malgrado, hanno spesso difficoltà a portare avanti progetti che potrebbero avere un ampio respiro, ma che in mancanza di risorse e aiuti rimangono azioni sporadiche. L’inserimento di tali progetti in una cornice più ampia può essere una soluzione per garantire continuità e maggiore efficacia.

5) Che temi privilegiate nelle vostre attività e perché?

I temi che da sempre più privilegiamo sono sociopolitici e di attualità, in accordo alla nostra mission.

Nell’arco dell’ultimo anno abbiamo ampliato il nostro spettro anche a temi più di taglio sociale. Nel contesto dell’emergenza dovuta al Coronavirus abbiamo cercato di dare una mano come possibile alla nostra comunità, per provare ad alleviare le difficoltà che la nostra città si è trovata ad affrontare, promuovendo una raccolta fondi a sostegno dell’ospedale cittadino e iniziative in favore di famiglie indigenti, congiuntamente ad altre associazioni della zona che se ne occupano abitualmente.

6) Emergenza Covid 19. Come ha inciso e incide nel vostro lavoro e nella progettualità futura?
L’emergenza Covid ha fortemente inciso nel nostro modus operandi.

Innanzitutto, le limitazioni subite a causa dell’attuale emergenza sanitaria hanno comportato un trasferimento online delle attività e degli eventi che prima svolgevamo in presenza. Si è optato per la realizzazione di videointerviste, come accaduto in occasione del Referendum Costituzionale sulla riduzione del numero dei Parlamentari o in occasione dei due incontri – sempre trasmessi sui nostri canali social – relativi l’uno all’isolamento sociale da quarantena e fenomeno hikikomori a confronto, l’altro alla presentazione del libro “Grazie, professore” in collaborazione con l’Associazione Antigone Marche. Nondimeno, ricordiamo la raccolta fondi promossa online per l’Ospedale Carlo Urbani di Jesi durante la fase più buia dell’emergenza Covid-19; organizzata il 9 marzo 2020, ha raggiunto un importo di quasi 29.000 euro.

Le attività svolte in presenza, nel rispetto rigoroso delle normative anti-Covid, sono state: la presentazione del romanzo del Consigliere del Presidente della Repubblica Giovanni Grasso, la partecipazione al festival “Ri-Costituente” a Cartosio e le raccolte solidali (beni alimentari “Spesa Solidale”, materiale scolastico “Insieme a Scuola”, giocattoli e indumenti invernali “Natale Solidale”) svolte da fine maggio al periodo natalizio in collaborazione con la Croce Rossa Italiana – Comitato di Jesi, la San Vincenzo de Paoli – Jesi e la Caritas Jesina, cui successivamente si sono aggiunte altre realtà quali Avulss, Azione Cattolica e Scout Agesci.

La quarantena e il periodo seguente non hanno sicuramente consentito la buona riuscita del progetto “JAG – Jesi Aggregazione Giovani”, avviato il 18 ottobre 2019, che vede la collaborazione tra Associazione ImpAct, Circolo Cittadino Jesi e Associazione della Croce Rossa Italiana – Comitato di Jesi ODV per la realizzazione di un centro di aggregazione giovanile – animato da svariate attività – presso i locali del Circolo Cittadino, per i giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni. Si procederà, pertanto, al rinnovo di tale accordo sperando in tempi migliori.

7) Credete che il volontariato culturale abbia bisogno di formazione, sì o no e se affermativo in che direzione?

Sì, crediamo fermamente che sia importante una formazione di base per i volontari e, ancor di più, per il direttivo, specialmente per le entità culturali più piccole e locali che non possono usufruire di strutture articolate di supporto a livello nazionale o addirittura internazionale.

Dovrebbero essere forniti gli strumenti per acquisire le necessarie competenze per un’ordinaria e corretta amministrazione dell’associazione attraverso seminari formativi e laboratori che possano essere funzionali all’amministrazione della stessa.

8) Che società immaginate post pandemia, a livello locale soprattutto?

La domanda non è affatto semplice. Il contesto economico e sociale in cui ci troveremo a vivere sarà in seria difficoltà e risulterà particolarmente lacerato. Già, disgraziatamente, se ne vedono i primi segni.

Il nostro territorio, caratterizzato soprattutto da piccole imprese come pure – guardando al nostro settore – da piccole associazioni, dovrà avere “le spalle larghe” e affrontare il prossimo futuro sfruttando al massimo ogni sua potenzialità. Un aiuto importante, come abbiamo visto nel corso di questo terribile anno, potrà derivare dalla solidarietà tra e per le varie realtà.

L’auspicio che ognuno di noi possa essere più accorto all’uomo o alla donna della porta accanto può non rimanere solo speranza ma, con il contributo di tutti, divenire realtà.

9) Jesi è città solidale?

Crediamo che in numerose occasioni Jesi abbia dimostrato di essere una città solidale.

Fin dagli esordi dell’emergenza Covid-19 cittadini ed enti hanno tutti cercato di aiutare come potevano per qualsivoglia esigenza.

Molte iniziative sono sorte per aiutare la città e in tutte dobbiamo riconoscere che c’è stata forte partecipazione. Facendo riferimento all’esperienza della raccolta fondi che abbiamo promosso all’esordio della pandemia per l’Ospedale Carlo Urbani, ci ha riempito il cuore “l’accorrere” dei concittadini che ha permesso di raggiungere la soglia di 10.000 euro in meno di 12 ore. Pregevole è stato il gesto di nostri coetanei, o di ancor più piccoli, che hanno donato i loro risparmi. Per non parlare della raccolta alimentare che ha visto l’adesione di una decina di punti vendita; con il contributo spontaneo dei loro clienti abbiamo raggiunto la quota di circa 550 prodotti donati, per un peso che si aggirava sui 350 kg. Straordinario. La città ha davvero dato prova della sua generosità e del profondo rispetto che nutre per l’operato delle associazioni di volontariato.

10) C’è logica di rete tra le associazioni come le vostre?
A questa domanda ci sentiamo di rispondere con un forte e chiaro sì.

Anche durante la pandemia abbiamo riscoperto l’efficacia della cooperazione tra associazioni, a partire da quelle con cui abbiamo direttamente collaborato, avendo avuto l’intuizione che insieme sarebbe stato possibile raggiungere ottimi risultati che avrebbero giovato all’intera comunità. Per questo abbiamo avviato, e migliorato in un secondo momento, una rete di associazioni che fosse più adeguata possibile ai comuni scopi, in cui ciascun ente ha messo a fattore comune le proprie conoscenze, la propria esperienza e i propri mezzi. I risultati, come detto, si sono visti.

11) Una proposta per il progetto Volontarja, giunta alla sua terza edizione…

La proposta che ci sentiamo di fare è che Volontarja sia strutturata di concerto con tutte le associazioni, in quanto protagoniste. Questo nostro punto di vista è stato già espresso al tempo nel comunicato che abbiamo sottoscritto assieme ad altre associazioni jesine, che, vogliamo ricordarlo, da parte nostra non voleva rappresentare che la pura volontà di ottenere chiarimenti, come poi successo.

ImpAct ha da sempre preso parte a questo progetto che è per noi un cardine dell’anno associativo, in quanto momento di festa per le associazioni e di avvicinamento alla cittadinanza; a tal proposito, crediamo appunto che Volontarja non debba coinvolgere solo il mondo della scuola ma la cittadinanza tutta.

A nostro avviso sarebbe inoltre opportuno prevedere un percorso di formazione pratica per la gestione associativa, dedicato a chi ne fa parte, poichè potrebbe essere utile a molti. In aggiunta, una chiave vincente, se si vuole rivolgere Volontarja ai più giovani, sarebbe l’ideazione di un format caratterizzato da un’impronta digitale significativa, data da contenuti multimediali di livello, in grado di stimolare curiosità e interesse verso il mondo del volontariato, grande risorsa per la società del domani.

Cosa significa co-progettare e co-programmare?

Che valore aggiunto hanno questi percorsi che vedono gli Ets (enti del terzo settore) coinvolti attivamente con i soggetti pubblici? Qual è la cornice normativa di riferimento?

Di questo e altro si parlerà nel corso di formazione “Opportunità e sfide del post-COVID 19 tra privato sociale e Amministrazioni pubbliche. Quali percorsi e progettazioni condivise?” organizzato dall’Avis regionale, nell’ambito del progetto Riesco Marche (Reti inclusive e solidali per la comunità) – Terzo settore in rete per l’emergenza Covid-19. Il percorso, promosso con il patrocinio dell’Anci Marche e la collaborazione del Coordinamento Odv e Aps dell’Ats IX, si svolgerà interamente in modalità a distanza, attraverso 3 webinar in programma il 14, 19 e 28 gennaio 2021, dalle h.17,30 alle 20, con laboratorio on line nel mese di febbraio.

L’attività è rivolta non alle associazioni partner di Riesco, ma in generale agli Enti del terzo settore marchigiani, e attraverso Anci Marche, anche ad amministratori e funzionari di enti locali e Comuni marchigiani.

Grazie all’intervento di docenti universitari e relatori tra i maggiori esperti del terzo settore – tra i quali Edoardo Patriarca (giovedì 14) e Stefano Zamagni (martedì 19) – sarà un’occasione preziosa per approfondire i temi della co-programmazione e co-progettazione, dal quadro della Riforma del Terzo settore alla recente sentenza della Corte Costituzionale n. 131/2020, alle opportunità e sfide della nuova programmazione europea (PROGRAMMA COMPLETO NELLA SEZIONE DOWNLOAD ALLEGATI).

La partecipazione è gratuita, previa iscrizione sul sito www.avismarche.it, compilando l’apposito form. L’iscrizione è unica per i 3 webinar e può essere effettuata anche a percorso avviato per le date restanti, almeno entro il giorno precedente il seminario (fino al raggiungimento del numero massimo previsto dalla piattaforma). Gli iscritti riceveranno poi via mail, il giorno del webinar, il link per collegarsi on line.

Per maggiori informazioni: marche@avis.it oppure al numero: 071.2867653

L’attività è realizzata nell’ambito del progetto Riesco Marche – Terzo settore in rete per l’emergenza Covid-19, finanziato dalla Regione Marche con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali,  e con il contributo della Consulta Fondazioni Casse di Risparmio marchigiane.  Il progetto coinvolge 14 organizzazioni regionali con oltre 700 associazioni e sedi locali, in numerosi interventi di sostegno per le difficoltà generate o aggravate dall’emergenza Covid-19. Al loro fianco c’è anche il CSV Marche, come partner tecnico.


Scritto da Ufficio Stampa CSV Ancona

Un valore dei nostri valori aggiunti è anche dire… grazie

Carissime e carissimi volontari,

l’anno che si è concluso ha detto ad una intera comunità locale (e a quella nazionale) che esiste una realtà di solida solidarietà: quella del volontariato.

Si esprime in tanti gesti, in tante parole di partecipazione viva e vigile, in tanta attenzione che non aspetta segnali formali ma si muove sulla spinta di quei valori aggiunti a cui fa riferimento da sempre.

A voi tutti va un grazie sincero e sentito per quanto avete saputo e voluto nelle situazioni più complesse e in quelle più urgenti, in quelle della quotidianità, nei luoghi del disagio e dove il bisogno è più visibile.

La pandemia è stata purtroppo una occasione terribile per mettere alla prova la tenace capacità di far sentire il vostro prendersi cura di una intera comunità.

Questo nostro dire grazie, vuol essere il grazie della intera comunità e inoltre vuole trasformarsi in un affettuoso augurio per il prossimo anno. Che sia migliore, certo, conservando e facendo lievitare quei valori aggiunti di cui ogni volontario – in ogni settore – è portatore.

E insieme all’augurio un abbraccio che nelle intenzioni non è solo virtuale…

Il Coordinamento delle associazioni di volontariato e aps dell’ambito IX

Grusol: Fabio Ragaini

– Fabio Ragani e Grusol. Come definiresti, oggi, Grusol alla luce della sua lunga esperienza di attività?

Con modalità diverse il Gruppo Solidarietà, che ha oltrepassato i 40 anni di attività, ha cercato di legare il rapporto con le persone con attività di promozione e tutela. Direi che questo rimane il nostro orizzonte. La riflessione, http://www.grusol.it/apriInformazioniN.asp?id=2127, che abbiamo promosso in occasione nelle nostre trentennale, credo, rimanga per noi attuale

– Il vostro Centro di Documentazione ha modificato nel tempo di internet la sua mission?

E’ una realtà cambiata in maniera significativa. Il materiale presente è indicizzato e consultabile gratuitamente nel nostro sito, http://www.grusol.it/bd/index.asp. Abbiamo cercato inoltre di potenziare la proposta bibliografica, attraverso schede di approfondimento nel nostro sito http://www.grusol.it/schedeapprofondimentoN.asp. A questo si aggiunge la parte di documentazione sulle politiche sociali, http://www.grusol.it/informazioniN.asp?m=5, che nei fatti, rappresenta un’estensione dei contenuti e materiali del Centro documentazione.

– Volontariato e formazione. In che rapporto sono rispetto al nostro territorio di riferimento?

La formazione permanente è necessaria in ogni settore. Per il volontariato è importante che si traduca anche in una capacità di lettura dei fenomeni in atto. Poi nello specifico delle peculiarità di ciascuna associazione cercare di avere la capacità di contestualizzare il proprio lavoro. Non perdendo l’abitudine di chiederci se quello che facciamo migliora non solo la qualità di vita della singola persona ma produce più attenzione, più solidarietà e soprattutto più giustizia sociale.

– E ancora: che tipo di relazione esiste secondo il vostro punto di vista tra volontariato ed istituzioni politiche e socio sanitarie?

Un volontariato adulto non può non avere rapporto con le istituzioni. A meno che non si ritenga parte della società. Le Istituzioni hanno responsabilità che non sono delegabili ed un volontariato attento alle esigenze delle persone è importate che se lo ricordi e lo ricordi.

– Grusol e l’associazionismo: esiste una logica di rete tra le diverse realtà rispetto al vostro lavoro e alla vostra presenza? E come si articola o non si articola?

Nel nostro lavoro, qui http://www.grusol.it/chisiamoN.asp?m=2 una sintesi, abbiamo partecipato a comitati locali e regionali. In alcuni casi con ruolo di coordinamento.  Negli ultimi anni abbiamo stabilito rapporti di collaborazione con altre organizzazioni su specifiche iniziative e attività.

– Che ruolo dovrebbe avere il volontariato nel momento presente caratterizzato dalla profondità della crisi pandemica per il Covid?

Dovrebbe continuare il lavoro con le persone, nella consapevolezza che la crisi accentua le diseguaglianze. Ancora di più è importate l’ascolto sia nella rimodulazione delle nostre attività, sia per rilanciare, quando necessario, alla comunità e alle istituzioni eventuali istanze e problemi nuovi.

– Che cosa “serve” al Terzo Settore, rispetto alla nuova legge che lo regolamenta, per diventare soggetto più significativo nella logica della sussidiarietà?

Il terzo settore è significativo nel momento in cui, a partire dal proprio lavoro con le persone, è capace di essere attore credibile intercettando esigenze, necessità, diritti non riconosciuti. Poi ogni realtà del terzo settore a partire dal suo specifico individuerà i percorsi per fare in modo che quelle esigenze si traducano in risposte.

– Vista la tua lunga e salda competenza sulle criticità rispetto alle applicazioni della legislazione socio-sanitaria nel territorio regionale, quale provvedimento realizzeresti per primo, con assoluta priorità, in questo momento?

Non penso ci sia un intervento specifico. Quanto invece una capacità di lettura delle necessità che parta dalle persone. In fondo la pandemia non ha fatto altro che amplificare problemi già presenti. Noi scontiamo un enorme deficit programmatorio regionale con la mancanza di un orizzonte di riferimento. Negli anni sono sommati problemi sia con riferimento al livello politico che quello tecnico. Ma anche il nostro mondo ha grosse responsabilità per l’incapacità di formulare proposte capaci di andare oltre lo specifico di ciascuno. In fondo chi manca di visione complessiva non chiede altro. Avere interlocutori che chiedono qualcosa per se stessi e per quello che stanno facendo. Ma, non dovrebbe sfuggire, che il prezzo di una politica che risponde in base alla forza dell’interlocutore e non alle sue ragioni, è alto e prima o poi investe tutti. Per chi vuole si possono consultare gli approfondimenti dell’Osservatorio sulle politiche sociali del Gruppo Solidarietà, http://www.grusol.it/vocesocialeN.asp, che nell’ultimo decennio ha cercato di analizzare in maniera sistematica questa parte delle politiche regionali, realizzando delle monografie a carattere biennale.

ANFASS: Antonio Massacci

    –   Il filosofo e psicoanalista Felice Cimatti, qualche giorno fa, ha scritto che “…quando il distanziamento sociale diventa una virtù, allora siamo arrivati al punto in cui la vita è spaventata dalla vita”. Un suo commento dal suo punto di vista di presidente dell’Anffas.

  Il termine –distanziamento sociale– adottato inizialmente e molto in uso tuttora, per indicare la distanza di sicurezza da tenere tra le Persone, necessario per contenere i contagi da COVID-19 è, per quanto mi riguarda, il livello espressivo più basso mai raggiunto dalla politica e dai sistemi di informazione/comunicazione e può definirsi un’oscena bestemmia e testimonia anche, l’incapacità di chi ne fa uso, di capire ciò che sta dicendo. Nella mia attività di volontario, ho sempre lavorato per eliminare il distanziamento sociale e favorire “la vicinanza sociale”. Il lavoro incessante di Anffas onlus Jesi, è mirato a far nascere, nelle menti e nei cuori, pensieri e azioni inclusivi e non esclusivi. Pensieri e azioni necessari, in una società coesa, affinchè nessuna persona sia esclusa. Certo, se il “distanziamento sociale” si considera una virtù, non siamo solo arrivati al punto in cui ” la vita è spaventata dalla vita”, ma anche al disprezzo delle vite altrui.

       – Immunità è la parola chiave di questo periodo. Immunità però è una parola che esprime il contrario di comunità. Quanto conta la corsa ad essere immuni nel mondo della disabilità che lei conosce?

         L’immunità, per persone con disabilità in generale ed intellettiva in particolare, per persone che non sempre sono in grado di rappresentare il proprio stato, la propria condizione di benessere o di malessere, sarebbe una condizione auspicabile. Una meta da raggiungere, perchè la scoperta della patologia non avvenga quando è troppo tardi per poter curare. Per evitare sofferenze che spesso non sono esternate ma comunque palesi e per questo, maggiormente devastanti. Questo tipo di immunità, quella della medicina, per noi conta molto. L’altra immunità, che spesso è impunibilità, quella della garanzia, del privilegio, dell’esenzione è da noi invisa, combattuta perchè è esclusiva e quindi escludente, divide. Non ci include, non ci accomuna.

       -La sua lunga esperienza di volontario può esprimere un punto di vista attuale sull’attuale comunità delle associazioni del nostro territorio?

        L’attuale” comunità delle associazioni” del nostro territorio, rispecchia l’attuale – comunità delle persone – del nostro territorio. Non è “comunità”, è: fredda, distaccata, un po’ invidiosa, disinteressata. Ci si trincera dietro alla mancanza di tempo, dietro alla mancanza di risorse economiche, dietro alla penuria di persone disposte a donarsi. Probabilmente tutto questo è vero ma è anche vero che si è perso di vista l’importanza della coalizione, della moltitudine. Condizioni queste, necessarie per fare massa critica. Condizioni necessarie alla crescita, al travaso delle esperienze e delle conoscenze.

      – Che rapporto dovrebbe avere il volontariato con le istituzioni?

         Credo sia sbagliato vedere le istituzioni soltanto come controparti. Certo molte volte lo sono ed è giusto che lo siano ma è anche necessario vedere le istituzioni come partner, indipendentemente da chi le rappresenta perchè noi abbiamo degli obbiettivi da perseguire e sempre di più: per cultura, per legge, per scelte non sempre condivisibili, le istituzioni abbandonano il campo mentre i bisogni crescono. Credo quindi che il rapporto debba essere, il più possibile, un rapporto di collaborazione e ricorrere al conflitto solo in casi estremi.

     –  L’ansia da Covid: come la si vive e come si cerca di contrastarla nelle famiglie che hanno persone con una disabilità?

        L’ansia da Covid è invalidante, destabilizzante ed il terrorismo mediatico, praticato con tutti i mezzi dai sistemi di informazione ne ha amplificato la portata. Se a questo si aggiungono le scelte “scellerate”, fatte dallo Stato, dalle Regione e alle volte anche dai Comuni, avremo un quadro di sofferenza e di paure assolute. Nelle famiglie con disabilità presenti, questo quadro ha tinte ancora più fosche. Pensare ad una persona con disabilità, malata, come detto in precedenza, è atroce e quindi si è cercato e si cerca di evitare qualsiasi contatto, qualsiasi tipo di rischio. Tutto questo ha fatto e fa da moltiplicatore dell’ansia. Si sono poi aggiunte a ciò, le “chiusure”, la sospensione di tutti i servizi educativi e semiresidenziali e questo ha significato, la perdita di anni di lavoro educativo e di abilitazione, spesi per elevare le autonomie e le abilità di persone altrimenti perse nell’oblio. La consapevolezza di questo è opprimente più del confinamento e non lascia speranze ma solo disperazione. Le attività da remoto sono possibili soltanto in pochissimi casi e la necessità di dare assistenza continua hanno fiaccato le famiglie oltre ogni dire. Questo è stato ed è il periodo più triste della mia attività di volontario e in molte circostanze, mi sono trovato senza risposte da dare alle tante domande che ho ricevuto. Per combattere questa situazione, noi abbiamo praticato e stiamo praticando la vicinaza, certo più parlata che fisica perchè il nostro agire è, perlopiù, da remoto. Così portiamo un po’ di sollievo.

    –  Il volontario che opera nelle associazioni del territorio, opera anche sul fronte del ricambio generazionale? C’è oppure no una senilità strutturale nell’associazionismo che lei conosce?

        Pur essendoci un mondo giovanile, direi, molto attento e sensibile, e in alcune realtà associative pienamente attivo, nella maggior parte delle associazioni e comunque nei corpi dirigenti, sicuramente c’è vecchiezza. Non saprei dire se per conservatorismo o per mancanza di fiducia. C’è anche e va detto, che le persone giovani che entrano nel mondo del volontariato, sono portate a scegliere il mondo “organizzato”, quello che da la divisa a dispetto di quel mondo che opera in trincea, che si sporca le mani. Ne escono penalizzate in particolare, quelle associazioni che vedono un “impegno di testa”: questo ci viene detto quando si chiede di spendersi sullo studio delle norme che si susseguono, specie ora, freneticamente ma che vanno studiate, perchè da esse norme vengonio i diritti e la loro esigibilità. La vita nel Terzo Settore è dura, ondivaga e anche veloce, specie in questa fase di cambiamento normativo profondo dovuto al DL 117/2017. Si, comunque, c’è senilità e vista corta perchè: 30/40/50 anni di differenza di età significano non solo mondi diversi ma anche energie diverse e velocità di pensiero e di azione inimmaginabili quando si è giunti nell’età grande.

Antonio Massacci
Anffas Jesi

ASSEMBLEA

Assemblea delle Associazioni di Volontariato e di Promozione Sociale operanti nell’Ambito Sociale IX delle Marche
martedì 20 ottobre 2020, ore 21:00
sua piattaforma ZOOM.
Si parlerà di VolontarJa 2020 e non solo… Vi aspettiamo!
Chi intende partecipare e non ha ricevuto il link lo può chiedere a Tito Augelli – cell. 3384943432 mail augellitito1944@gmail.com

“Tutela Salute Mentale Vallesina” Tito Augelli.

Tito Augelli è da sempre il motore che spinge l’attività della Associazione Tutela Mentale…Raccontaci perché e come hai iniziato questo tuo percorso nel volontariato.
Sono entrato nel mondo del volontariato nel lontano 1999, aderendo alla richiesta di un amico psicologo che aveva bisogno di una mano per costituire una associazione per la tutela della salute mentale, in favore dei soggetti disagiati e dei loro familiari. Sono stato uno dei soci fondatori e per oltre 15 anni il segretario storico della associazione: un tecnico prestato al volontariato convertito quasi subito in un volontario attivo.

Tutela Mentale: perché serve una associazione con questi obiettivi?
Perché troppo spesso i diritti in capo ai soggetti disagiati ed alle loro famiglie non vengono assicurati proprio dalle istituzioni che dovrebbero garantirli.

In un periodo di oggettivo clima sociale ansioso, quali riscontri puoi descrivere sul
territorio di riferimento della tua associazione?
Sta crescendo nella popolazione lo stigma nei confronti dei soggetti disagiati, stigma che si allarga alle famiglie con le quali i disagiati convivono.

Come hanno vissuto e vivono questo periodo le famiglie che hanno al proprio interno un disagio mentale?
In questo periodo le famiglie sopportano più di altri il peso della convivenza con un soggetto disagiato, sia sotto l’aspetto della assistenza sia sotto l’aspetto della gestione.

Che rapporto dovrebbe esserci tra le istituzioni e il volontariato come il tuo?
Dovrebbe esserci un rapporto di massima collaborazione che troppo spesso non c’è.

Va di moda parlare di solidarietà e di comunità. Tu che ne pensi in merito?
Solidarietà e comunità sono concetti bellissimi ed essenziali, ma quanti ne conoscono il significato?

Consigli alle associazioni di volontariato?
Alle associazioni di volontariato consiglio di fare rete, di fare gruppo, di non demordere mai, anche se le avversità, le incomprensioni, gli ostacoli sembrano insuperabili. Dobbiamo lottare uniti per il bene dei più fragili.

E-mail : info@tutelasalutementalevallesina.org.
PEC: tutelasalutementalevallesina@pec.host.it
Sito Web: http://www.tutelasalutementalevallesina.org.
Telefono Segreteria: 0731 202707–338 4943432
E-mail Segreteria: augellitito1944@gmail.com

Assemblea di Martedì 20 Ottobre 2020

Alle ore 21.00 su piattaforma ZOOM è prevista l’Assemblea delle Associazioni di Volontariato e di Promozione Sociale operanti nell’Ambito Territoriale Sociale n.IX delle Marche. Sarà l’occasione per trattare fra l’altro i seguenti argomenti:

1. Illustrazione Progetto Volontarja 2020;

    2. Promozione dell’attività da svolgere per Volontarja 2021;

    3. Possibilità di svolgere attività “Alternanza scuola lavoro”;

    4. Partecipazione alla Giornata del 25 ottobre 2020;

    5. Comunicazione del Coordinatore;

    6. Varie ed eventuali.

* Ricordiamo che l’Assemblea è aperta a TUTTE le Associazioni operanti nell’Ambito Territoriale Sociale n.IX, siano esse iscritte o meno al Coordinamento *

Grazie per la vostra partecipazione, vi aspettiamo!

il Coordinatore, Carlo Bellocchi

Volontariato e cultura

Maurizio Possedoni, Presidente dell’Associazione Culturale MonsanoCult, risponde alle nostre domande e ci aiuta a conoscere meglio l’orizzonte in cui operano le associazioni del nostro territorio. Lo ringraziamo per il contributo puntuale e la sua analisi.

  • Cᴏᴍᴇ sɪ ᴄᴏʟʟᴏᴄᴀ ʟ’ᴀssᴏᴄɪᴀᴢɪᴏɴᴇ MᴏɴsᴀɴᴏCᴜʟᴛ, ɴᴇʟ ᴛᴇʀʀɪᴛᴏʀɪᴏ ᴅᴇʟʟᴀ Vᴀʟʟᴇsɪɴᴀ?

MonsanoCult è nata venti anni fa e si è sempre occupata di organizzare eventi culturali nel territorio di Monsano, in particolare abbiamo dato vita a concerti di musica classica, laboratori teatrali, conferenze artistiche e letterarie, dibattiti sull’ambiente e sulla sostenibilità. La nostra finalità era ed è quella di affrancare il nostro paese dalla dimensione di “paese dormitorio” – collocato come è a ridosso di Jesi – e dotarlo di una chiara fisionomia e una sua precipua identità per renderlo riconoscibile nel territorio. Monsano per lungo tempo è stato un modello per molti piccoli e grandi centri per la sua vivacità culturale e per la ricchezza di iniziative legate anche a importanti temi sociali e ambientali, che peraltro lo hanno portato a diventare uno dei comuni fondatori dell’Associazione “Comuni virtuosi”.

  • L’ᴇᴍᴇʀɢᴇɴᴢᴀ Cᴏᴠɪᴅ ᴄᴏᴍᴇ sᴛᴀ ᴄᴀᴍʙɪᴀɴᴅᴏ ʟ’ᴀssᴏᴄɪᴀᴢɪᴏɴᴇ ᴇ ǫᴜᴀʟɪ ᴄᴀᴍʙɪᴀᴍᴇɴᴛɪ ᴘᴇʀ ɪʟ ғᴜᴛᴜʀᴏ?

Questa emergenza ha cambiato drasticamente la nostra attività, anzi l’ha letteralmente bloccata. Fondamentalmente ci stiamo dedicando alla riorganizzazione, alla ricerca di collaboratori, per ripensare le prossime iniziative. Noi crediamo e vogliamo sperare che si tratti di una fase temporanea, e dunque che si possa ricominciare con incontri pubblici e attività aperte agli spettatori e ai partecipanti, nel frattempo cerchiamo di non perdere il filo del dialogo con i cittadini, e ci stiamo dedicando alla ristrutturazione del nostro sito, a creare pagine divulgative sulle nostre attività del passato e dei nostri futuri progetti.

  • Cʜᴇ ʀᴀᴘᴘᴏʀᴛᴏ ᴀᴠᴇᴛᴇ ᴄᴏɴ ʟᴇ ɪsᴛɪᴛᴜᴢɪᴏɴɪ ʟᴏᴄᴀʟɪ ᴄᴏɴ ᴄᴜɪ ᴄᴏʟʟᴀʙᴏʀᴀᴛᴇ?

L’Associazione è nata proprio in seguito ad uno stimolo preciso che veniva da parte dell’amministrazione comunale che aveva bisogno di una collaborazione operativa per mettere in piedi quelle iniziative che servivano a dare attuazione alla progettualità a cui facevo prima riferimento. Nel tempo abbiamo trovato i nostri spazi di intervento e iniziativa.

  • Fᴀʀᴇ ʀᴇᴛᴇ ᴇ̀ ᴜɴ ᴅᴇsɪᴅᴇʀɪᴏ ᴏ ᴜɴ ʙɪsᴏɢɴᴏ? 

Per una piccola associazione è fondamentale creare una rete di collaborazione e supporto per mettere in comune energie individuali e meglio sfruttare quelle strutture di cui ci si dota, se sono molto costose. Inoltre la burocrazia è sempre più pesante tanto da configurarsi come un impedimento ad operare, e – qualora si riesca a partire – il volontario si trova di fronte ad un impegno che assume i connotati di un vero e proprio lavoro. Purtroppo fare rete non è facile, perché in genere le associazioni – nella mia esperienza – tendono a curare il proprio orticello, badano a loro stesse e difficilmente cercano il dialogo e la collaborazione, evitando che si crei quella sinergia che sarebbe tanto utile a tutti. Lo stesso confronto con spirito critico costruttivo non trova spazio, in quanto viene percepito come un’invasione indebita di campo e non come opportunità reale di crescita.

  • Nᴇʟʟᴇ ᴀssᴏᴄɪᴀᴢɪᴏɴɪ ᴄ’ᴇ̀ ᴜɴ ᴘʀᴏʙʟᴇᴍᴀ ᴅɪ ʀɪᴄᴀᴍʙɪᴏ ɢᴇɴᴇʀᴀᴢɪᴏɴᴀʟᴇ: ᴄᴏᴍᴇ ᴠɪ ᴘᴏɴᴇᴛᴇ?

La partecipazione del volontario non cade dal cielo. Non ci si può limitare a dire: “l’associazione è aperta, venite e partecipate” e guardarsi poi attorno desolati perché l’invito non è stato accolto. Occorre coinvolgere le persone direttamente, chiamarle anche a casa, farle partecipi di finalità e progetti, allora accade che quella endemica mancanza di tempo, che è alla base di dinieghi o della paura di “imbarcarsi” in nuovi progetti, diventi meno ingombrante e possa essere un problema risolvibile, perché è fondamentale creare entusiasmo, agire sul senso di utilità del contributo di ciascuno, non a caso il titolo di una pubblicazione di cui ci siamo fatti promotori si intitola proprio “Se ognuno di noi” e racconta la vita – e i valori a cui si ispirava – di Padre Pino Puglisi che affermava: “Se ognuno di noi fa qualcosa, insieme possiamo molto”.

  • Cᴏsᴀ ᴘᴇɴsᴀ ᴅᴇʟ ᴘʀᴏɢᴇᴛᴛᴏ “ᴀʟᴛᴀ sᴄᴜᴏʟᴀ” ᴅᴀ ғᴀʀᴇ ᴀ Jᴇsɪ?

Ovviamente la legge del Terzo Settore ha il merito di avere riconosciuto l’enorme contributo di enti e associazioni che sono una colonna portante del nostro sistema economico e sociale. È importante conoscere il quadro normativo e imparare a muoversi entro il perimetro disegnato. Se fare rete è un bisogno, allora saper fare rete è una competenza necessaria. L’alta scuola può aiutare chi lavora in questo settore a farlo con maggiore professionalità ed efficienza. Va dato atto al Coordinamento delle Associazioni di Volontariato e Promozione Sociale Ambito IX di aver individuato questa priorità e di aver strutturato un percorso che possa contribuire alla formazione e alla maggiore consapevolezza e professionalità di chi opera nel volontariato.