Ringraziamo Gaia, presidente Impact associazione culturale di Jesi, per l’intervista rilasciata al Coordinamento:
1) Da quali bisogni e desideri nasce la sua
associazione e a quali esempi di volontariato si ispira?
ImpAct Associazione Culturale è una realtà
associativa no-profit del territorio, con alle spalle quattro anni di storia. È
stata fondata a Jesi nell’ottobre del 2016 per mano di studenti universitari e liceali,
a seguito dell’esigenza comune di trovare gli strumenti per rispondere ai
quesiti cui il sapere scolastico e le notizie forniteci quotidianamente dai mass
media non rispondono sempre in modo esaustivo.
È proprio in riferimento alla sua mission
che l’Associazione si definisce culturale in senso trasversale, il che le
permette, attraverso le sue iniziative, di trattare ogni qualsivoglia ambito di
interesse, permettendo di soddisfare al meglio l’esigenza originaria di ImpAct.
Nell’ispirarsi ad associazioni di tipo
universitario come approccio e curiosità nei temi, l’associazione cerca di
essere innovativa e stimolare i singoli associati, e non solo, allo sviluppo di
proposte da portare avanti o argomenti da affrontare in incontri con esperti
nei settori di volta in volta trattati.
2) Trova difficoltà o meno la sua associazione formata
da giovani a dialogare con la generazione che li precede? E perché?
Il dibattito intergenerazionale è un
elemento costantemente presente nelle nostre attività e, non a caso, siamo
stati chiamati a tenere un workshop proprio sul tema del divario intergenerazionale
nel contesto di un festival sulla democrazia lo scorso settembre a Cartosio
(AL).
Secondo il nostro punto di vista c’è una
difficoltà congenita e naturale nel dialogare con la generazione a sé
precedente, ma è importante saperla affrontare perché lo scambio di sapere tra
generazioni è un elemento fondamentale di crescita in qualsiasi contesto.
Solitamente ImpAct, nei propri incontri, coinvolge
esperti adulti che si rivolgono ad un target giovane e nella sua compagine
associativa presenta una componente maggioritaria di under 30; d’altro canto non
mancano soci di età più avanzata e, all’occasione, situazioni opposte, ossia interlocutori
giovani e pubblico adulto.
3) Quali rapporti esistono con le
istituzioni pubbliche e private del territorio?
La nostra associazione è da sempre iscritta a vari albi associazionistici
(tra cui quello comunale e regionale), cerca di coinvolgere le istituzioni
pubbliche e private all’interno dei propri eventi, partecipando altrettanto a
quelli proposti, e riconosce l’importanza sia di operare con logica di rete che
di instaurare scambievoli collaborazioni.
Un tasto dolente è, talvolta, la mancata risposta da parte delle
istituzioni ad un eventuale stimolo da noi proposto. Non sempre queste,
soprattutto le istituzioni pubbliche ai vari livelli di rappresentanza, sono in
grado di dedicare sufficienti attenzioni alle associazioni, specialmente alle
più piccole, che forse ne necessitano in maggior misura.
Ad ogni modo, ImpAct riconosce le virtù del dialogo con le sovracitate istituzioni
e mira a rafforzare ed accrescere i rapporti con le stesse che siano pubbliche o
private, locali e non.
4) Voi siete una associazione culturale. Che
“cultura” trovate ci sia sul territorio rispetto a temi come la
cittadinanza attiva, il volontariato, la legalità?
Ammettiamo con piacere che, rispetto a
quando ImpAct è nata, c’è maggiore sensibilità e cultura rispetto ai temi di
cittadinanza attiva, volontariato e legalità e non mancano associazioni, community
o gruppi autogestiti che li promuovono in forme diverse.
C’è sicuramente ancora molto da fare e,
per questo, riteniamo che ci sia la necessità di riscoprire, quanto possibile,
una coscienza di responsabilità pubblica, che dovrebbe appartenere ad ogni
singolo cittadino. Un ruolo importante, a tale proposito, lo hanno i promotori
di cultura che, loro malgrado, hanno spesso difficoltà a portare avanti
progetti che potrebbero avere un ampio respiro, ma che in mancanza di risorse e
aiuti rimangono azioni sporadiche. L’inserimento di tali progetti in una
cornice più ampia può essere una soluzione per garantire continuità e maggiore
efficacia.
5) Che temi privilegiate nelle vostre attività e perché?
I temi che da sempre più privilegiamo sono sociopolitici e di attualità, in
accordo alla nostra mission.
Nell’arco dell’ultimo anno abbiamo ampliato il nostro spettro anche a
temi più di taglio sociale. Nel contesto dell’emergenza dovuta al Coronavirus
abbiamo cercato di dare una mano come possibile alla nostra comunità, per
provare ad alleviare le difficoltà che la nostra città si è trovata ad
affrontare, promuovendo una raccolta fondi a sostegno dell’ospedale cittadino e
iniziative in favore di famiglie indigenti, congiuntamente ad altre associazioni
della zona che se ne occupano abitualmente.
6) Emergenza Covid 19. Come ha inciso e incide nel
vostro lavoro e nella progettualità futura?
L’emergenza
Covid ha fortemente inciso nel nostro modus operandi.
Innanzitutto, le limitazioni subite a
causa dell’attuale emergenza sanitaria hanno comportato un trasferimento online
delle attività e degli eventi che prima svolgevamo in presenza. Si è optato per
la realizzazione di videointerviste, come accaduto in occasione del Referendum
Costituzionale sulla riduzione del numero dei Parlamentari o in occasione dei
due incontri – sempre trasmessi sui nostri canali social – relativi l’uno all’isolamento
sociale da quarantena e fenomeno hikikomori a confronto, l’altro alla presentazione
del libro “Grazie, professore” in collaborazione con l’Associazione Antigone
Marche. Nondimeno, ricordiamo la raccolta fondi promossa online per l’Ospedale
Carlo Urbani di Jesi durante la fase più buia dell’emergenza Covid-19; organizzata
il 9 marzo 2020, ha raggiunto un importo di quasi 29.000 euro.
Le attività svolte in presenza, nel
rispetto rigoroso delle normative anti-Covid, sono state: la presentazione del
romanzo del Consigliere del Presidente della Repubblica Giovanni Grasso, la
partecipazione al festival “Ri-Costituente” a Cartosio e le raccolte solidali (beni
alimentari “Spesa Solidale”, materiale scolastico “Insieme a Scuola”,
giocattoli e indumenti invernali “Natale Solidale”) svolte da fine maggio al
periodo natalizio in collaborazione con la Croce Rossa Italiana – Comitato di
Jesi, la San Vincenzo de Paoli – Jesi e la Caritas Jesina, cui successivamente
si sono aggiunte altre realtà quali Avulss, Azione Cattolica e Scout Agesci.
La quarantena e il periodo seguente non
hanno sicuramente consentito la buona riuscita del progetto “JAG – Jesi
Aggregazione Giovani”, avviato il 18 ottobre 2019, che vede la collaborazione tra
Associazione ImpAct, Circolo Cittadino Jesi e Associazione della Croce Rossa
Italiana – Comitato di Jesi ODV per la realizzazione di un centro di
aggregazione giovanile – animato da svariate attività – presso i locali del
Circolo Cittadino, per i giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni. Si
procederà, pertanto, al rinnovo di tale accordo sperando in tempi migliori.
7) Credete che il volontariato culturale abbia bisogno
di formazione, sì o no e se affermativo in che direzione?
Sì, crediamo fermamente che sia importante una formazione di base per i
volontari e, ancor di più, per il direttivo, specialmente per le entità
culturali più piccole e locali che non possono usufruire di strutture articolate
di supporto a livello nazionale o addirittura internazionale.
Dovrebbero essere forniti gli strumenti per acquisire le necessarie
competenze per un’ordinaria e corretta amministrazione dell’associazione
attraverso seminari formativi e laboratori che possano essere funzionali all’amministrazione
della stessa.
8) Che società immaginate post pandemia, a livello
locale soprattutto?
La domanda non è affatto semplice. Il contesto economico e sociale in cui
ci troveremo a vivere sarà in seria difficoltà e risulterà particolarmente
lacerato. Già, disgraziatamente, se ne vedono i primi segni.
Il nostro territorio, caratterizzato soprattutto da piccole imprese come
pure – guardando al nostro settore – da piccole associazioni, dovrà avere “le
spalle larghe” e affrontare il prossimo futuro sfruttando al massimo ogni sua potenzialità.
Un aiuto importante, come abbiamo visto nel corso di questo terribile anno,
potrà derivare dalla solidarietà tra e per le varie realtà.
L’auspicio che ognuno di noi possa essere più accorto all’uomo o alla
donna della porta accanto può non rimanere solo speranza ma, con il contributo
di tutti, divenire realtà.
9) Jesi è città solidale?
Crediamo che in numerose occasioni Jesi abbia dimostrato di essere una
città solidale.
Fin dagli esordi dell’emergenza Covid-19 cittadini ed enti hanno tutti
cercato di aiutare come potevano per qualsivoglia esigenza.
Molte iniziative sono sorte per aiutare la città e in tutte dobbiamo
riconoscere che c’è stata forte partecipazione. Facendo riferimento
all’esperienza della raccolta fondi che abbiamo promosso all’esordio della
pandemia per l’Ospedale Carlo Urbani, ci ha riempito il cuore “l’accorrere” dei
concittadini che ha permesso di raggiungere la soglia di 10.000 euro in meno di
12 ore. Pregevole è stato il gesto di nostri coetanei, o di ancor più piccoli,
che hanno donato i loro risparmi. Per non parlare della raccolta alimentare che
ha visto l’adesione di una decina di punti vendita; con il contributo spontaneo
dei loro clienti abbiamo raggiunto la quota di circa 550 prodotti donati, per
un peso che si aggirava sui 350 kg. Straordinario. La città ha davvero dato
prova della sua generosità e del profondo rispetto che nutre per l’operato
delle associazioni di volontariato.
10) C’è logica di rete tra le associazioni come le
vostre?
A questa domanda ci sentiamo di rispondere con un
forte e chiaro sì.
Anche durante la pandemia abbiamo riscoperto l’efficacia della
cooperazione tra associazioni, a partire da quelle con cui abbiamo direttamente
collaborato, avendo avuto l’intuizione che insieme sarebbe stato possibile
raggiungere ottimi risultati che avrebbero giovato all’intera comunità. Per
questo abbiamo avviato, e migliorato in un secondo momento, una rete di
associazioni che fosse più adeguata possibile ai comuni scopi, in cui ciascun
ente ha messo a fattore comune le proprie conoscenze, la propria esperienza e i
propri mezzi. I risultati, come detto, si sono visti.
11) Una proposta per il progetto Volontarja, giunta
alla sua terza edizione…
La proposta che ci sentiamo di fare è che Volontarja sia strutturata di
concerto con tutte le associazioni, in quanto protagoniste. Questo nostro punto
di vista è stato già espresso al tempo nel comunicato che abbiamo sottoscritto assieme
ad altre associazioni jesine, che, vogliamo ricordarlo, da parte nostra non
voleva rappresentare che la pura volontà di ottenere chiarimenti, come poi
successo.
ImpAct ha da sempre preso parte a questo progetto che è per noi un
cardine dell’anno associativo, in quanto momento di festa per le associazioni e
di avvicinamento alla cittadinanza; a tal proposito, crediamo appunto che Volontarja
non debba coinvolgere solo il mondo della scuola ma la cittadinanza tutta.
A nostro avviso sarebbe inoltre opportuno prevedere un percorso di
formazione pratica per la gestione associativa, dedicato a chi ne fa parte, poichè
potrebbe essere utile a molti. In aggiunta, una chiave vincente, se si vuole
rivolgere Volontarja ai più giovani, sarebbe l’ideazione di un format caratterizzato
da un’impronta digitale significativa, data da contenuti multimediali di
livello, in grado di stimolare curiosità e interesse verso il mondo del
volontariato, grande risorsa per la società del domani.