Essere volontari…al quadrato

Dopo presidenti di associazioni, rappresentanti della politica locale e riflessioni autorevoli, raccogliamo le considerazioni di un giovane che ha scelto di impegnarsi e di partecipare alla vita della sua comunità come volontario. Scopriamo perché nell’intervista a Riccardo Ciampichetti, che ringraziamo (insieme ad Arci Servizio Civile Jesi) per la disponibilità.

  • ᴀᴛᴛᴜᴀʟᴍᴇɴᴛᴇ ғᴀɪ ɪʟ ᴠᴏʟᴏɴᴛᴀʀɪᴏ ᴘʀᴇssᴏ ʟᴀ Croce Rossa Italiana di Castelplanio ᴇ sᴇɪ Oᴘᴇʀᴀᴛᴏʀᴇ Vᴏʟᴏɴᴛᴀʀɪᴏ ɪɴ Sᴇʀᴠɪᴢɪᴏ Cɪᴠɪʟᴇ ᴜɴɪᴠᴇʀsᴀʟᴇ ᴘʀᴇssᴏ ʟᴀ ᴄᴀsᴀ ᴅɪ ʀɪᴘᴏsᴏ Mᴏɴᴛᴇᴄᴀʀᴏᴛᴛᴏ. Cᴏsᴀ ᴛɪ ʜᴀ sᴘɪɴᴛᴏ ᴠᴇʀsᴏ ʟ’ᴜɴᴀ ᴇ ᴄᴏsᴀ ᴠᴇʀsᴏ ʟ’ᴀʟᴛʀᴀ?

Curiosità e voglia di aiutare gli altri. Quello che mi ha avvicinato alla CRI è stato il fatto che era un mondo che già conoscevo grazie al fatto che anche mia madre è volontaria, la curiosità di scoprire per bene come funzionasse quel mondo affascinante ha fatto il resto. Per il Servizio Civile invece è stata la voglia di mettermi in gioco anche durante gli studi universitari appena intrapresi.

  • Iʟ Cᴏᴠɪᴅ-19 ʜᴀ ᴄᴀᴍʙɪᴀᴛᴏ ɪʟ ᴛᴜᴏ ᴇssᴇʀᴇ ᴠᴏʟᴏɴᴛᴀʀɪᴏ? Sᴇ sɪ̀, ᴄᴏᴍᴇ?

Il Covid-19 ha purtroppo un po’ logorato i rapporti tra noi volontari e coloro che assistiamo. Non potergli stare più vicini come prima, nascondere il nostro e il loro volto con mascherine e talvolta anche visiere impedendoci di comunicare con le espressioni e di poterci scambiare anche un semplice sorriso sta rendendo tutto un po’ più difficile.

  • Tᴜᴛᴛɪ ᴅɪᴄᴏɴᴏ ᴄʜᴇ ɪʟ ᴍᴏɴᴅᴏ ɴᴏɴ sᴀʀᴀ̀ ᴘɪᴜ̀ ʟᴏ sᴛᴇssᴏ ᴅᴏᴘᴏ ɪʟ Cᴏᴠɪᴅ 19: ᴄᴏᴍᴇ ᴠɪᴠᴇᴛᴇ ᴠᴏɪ ɢɪᴏᴠᴀɴɪ ǫᴜᴇsᴛᴀ ᴘᴀɴᴅᴇᴍɪᴀ? Nᴇ ᴘᴀʀʟᴀᴛᴇ sᴜɪ sᴏᴄɪᴀʟ, ɴᴇʟʟᴇ ᴄʜᴀᴛ?

Quasi quotidianamente ci informiamo e discutiamo sulle notizie e gli aggiornamenti riguardo la situazione. Mai esageratamente ma ritengo che per ragazzi della nostra età restare informati sia particolarmente un dovere, senza trascurare la vita sociale e i momenti di svago anche in questa delicata fase della vita di tutti noi.

Gli Stati Generali del volontariato

La stampa, e soprattutto i social network  locali in questi giorni hanno ospitato notizie e riflessioni che hanno in primo piano il volontariato; ciò anche grazie alla emergenza Covid 19 che ne ha messo in risalto il ruolo, le funzioni, i valori. 

Siamo di fronte ad una accelerazione di questi temi, che a livello locale risente anche della questione del ricambio delle deleghe dell’assessorato competente al Comune di Jesi. 

La recente intervista al sindaco Bacci , apparsa sulla pagina Facebook del nostro Coordinamento, ribadisce con forza la centralità del volontariato: noi la amplifichiamo portando ad esempio la  nomina del nuovo presidente dell’Asp n.9.  L’avv. Marasca subentra al dimissionario dott. Mosconi e è utile ricordare – come fa spesso il sindaco Bacci – che si tratta di incarichi a titolo gratuito. Volontariato puro, a fronte di un impegno e di assunzioni di  responsabilità nella gestione dell’azienda più importante per il welfare del territorio.

Il  volontariato è riconosciuto nella sua funzione di valore aggiunto, anche se attualmente l’associazionismo  tutto (da quella sociale, a quello culturale, a quello sportivo) vive nel nostro Paese un momento difficile per l’applicazione della nuova Legge del Terzo Settore che lo regolamenta, accorpando di fatto realtà molto diverse tra loro.

Il  volontariato di queste normative e dell’obbligo di rispettarle sente fortemente il peso; e con la crisi Covid 19 siamo di fronte ad una accresciuta pressione burocratica che di fatto contraddice quei riconoscimenti che da tutte le parti gli vengono attribuiti (dal  livello nazionale fino a quello locale). 

Crediamo che il tema della burocrazia sia un tema importante sul tappeto in questo momento, e che di esso ci si debba occupare nelle sedi istituzionali giuste, ad ogni livello.

Per quanto sopra:

– in considerazione che da più parti si afferma che siamo  di fronte ad una mutazione  di un clima sociale, economico, culturale; 

– tenuto conto anche dello scenario comunale e territoriale; 

– vista la necessità di  realizzare un confronto allargato, con urgenza, sul tema del volontariato nelle sue declinazioni concrete (albi, regolamenti, formazione, costruzione di reti, accesso alla risorse, ricambio generazionale, etc.) ; 

proponiamo

 GLI STATI GENERALI DEL VOLONTARIATO A JESI e NELLA VALLESINA. 

Il nostro  Coordinamento, quale espressione territoriale del Centro Servizi Volontariato delle Marche, lancia questa proposta all’ASP n.9 (pensando al Profilo di Comunità da essa elaborato e alla Fondazione “Vallesina Aiuta onlus”), al Comune di Jesi quale capofila di un territorio più ampio, e a tutte quelle realtà del Terzo Settore che sono interpreti dei valori aggiunti del volontariato.

Quel volontariato che – in tutte le sue forme – è portatore sano radicato nel passato, sensibile e attento in questo tempo presente e proiettato al futuro.

Il Coordinamento

Vecchio ospedale, nuova questione…

Silvano Sbarbati propone una riflessione nuova su un tema caro al Coordinamento, ovvero il futuro del vecchio ospedale di Jesi. Con l’auspicio che il graduale rientro alla “normalità” ravvivi il sano e naturale dibattito, esercizio di una cittadinanza attiva.

In questi ultimi giorni sono apparse sulla stampa e sui social due interventi: il sindaco di Jesi Massimo Bacci ha rilanciato con forza e molta decisione la proposta di trasformare in RSA (Residenza Sociale Assistita)  il vecchio ospedale Murri. Da parte sua, il consigliere comunale Samuele  Animali ha rimesso al centro della attenzione l’utilizzo dell’ospedale di viale della Vittoria, una volta abbattuto (e sul  quando l’Asur non ne dà ancora certezza). 

Sulla RSA il mondo del volontariato esprime la propria convinta adesione alla idea del sindaco: non è una posizione aprioristica ma è dettata dalla convinta idea che la proposta abbia una profonda rispondenza nei confronti della comunità del nostro territorio, senza fughe in avanti e con grande concretezza realizzativa. E lo diciamo in nome della sensibilità e della operatività che il volontariato mette in opera da sempre nei confronti della popolazione più fragile, come quella anziana.

Sulle idee che Animali mette in campo per il futuro del vecchio ospedale di viale della Vittoria e dell’ospedale monumentale di corso Matteotti, il Coordinamento rivendica un piccolo merito: di aver messo in evidenza questo problema per primo, con un convegno organizzato tre anni fa circa e ripetuto con un altro evento un anno dopo. 

Allora si chiedeva alla città e al territorio di cominciare a pensare, di cominciare a cercare idee su che cosa fare e su che cosa debba diventare questa area e questa struttura. Non entriamo nel merito delle  proposte avanzate da Animali, chè questa non è la sede. Ma qui vorremmo esprimere soddisfazione per questo avvio di dibattito pubblico, augurandoci che possa proseguire nelle sedi più opportune e con  esiti concreti e soprattutto in armonia con la realtà di tutta la comunità jesina e del territorio di riferimento. Inoltre vorremmo che in ogni fase del dibattito e nei momenti delle scelte il volontariato, nelle forme e nei modi da discutere, venga ascoltato. Perché la solidarietà ( che va di moda citare come valore aggiunto proprio del volontariato) non si può sospendere in quanto esercizio di condivisione e di cittadinanza attiva. Siccome viviamo tempi di emergenza, e si dice che nulla sarà come prima, non vorremmo che, nel “dopo” tutto fosse uguale  e dunque ancora peggio.



Se il mondo intero pare divenuto una prigione

“Qua dentro, là fuori…”. Là dentro, qua fuori. Il contributo di Samuele Animali, del Direttivo Antigone Marche ci aiuta a completare lo sguardo sulla nostra realtà e le sue complessità in tempo di pandemia.

  • Pᴇʀᴄʜᴇ́ ᴘʀᴏᴘʀɪᴏ ɪʟ ᴄᴀʀᴄᴇʀᴇ.

Il carcere è per definizione un luogo fuori dal mondo. Eppure se vuoi capire il mondo devi andare in carcere. Proprio come gli archeologi trovano i reperti più interessanti nei cimiteri e negli immondezzai, così il carcere è, per tanti versi, la discarica della società.
Il carcere è lo specchio deformato del mondo. Le persone che lo popolano sono spogliate di ogni dignità e di ogni autonomia. Rappresenta l’anello più fragile della nostra società per quanto riguarda i diritti civili ed tra i punti di emersione principali delle tensioni che l’attraversano. Qui le cose accadono prima e producono effetti peggiori.

  • Cʜᴇ ᴄᴏsᴀ sᴜᴄᴄᴇᴅᴇ ᴄᴏɴ ɪʟ ʟᴏᴄᴋᴅᴏᴡɴ.

Nulla, verrebbe da dire. Per i detenuti il confinamento è a condizione normale. Senonché il nostro lockdown presuppone una casa “comoda”, e quindi mette maggiormente in difficoltà i senza dimora, i minori in comunità, i richiedenti asilo, e anche i detenuti. Se il mondo intero pare divenuto una prigione, le prigioni vere sono diventate inferno. Il sovraffollamento delle prigioni produce normalmente disagio, ma la preoccupazione per il Covid-19, assieme alla sospensione delle visite imposta dall’amministrazione penitenziaria (potendo far poco altro), nel mese di marzo ha innescato proteste e rivolte. Numerosi detenuti sono morti (13), in alcuni casi per cause ufficialmente ancora non definite.

  • Aɴᴛɪɢᴏɴᴇ.

Assieme alle visite è stata sospesa gioco-forza anche l’attività delle associazioni all’interno degli istituti. Antigone in particolare è un’associazione nazionale che si occupa di tutela dei diritti civili, prestando un supporto di carattere giuridico, amministrativo, sanitario. Non è necessario un gran numero di soci attivi, avere a che fare con il carcere è un’esperienza molto particolare all’inizio, occorrono una forte motivazione ed anche una preparazione specifica, che si acquisisce solo con l’esperienza o potendo contare su specifiche competenze professionali.

  • Jᴇsɪ ᴇ Vᴀʟʟᴇsɪɴᴀ.

Diversi soci di Antigone Marche abitano a Jesi e in Vallesina, anche se a Jesi non c’è più un carcere da molti anni ormai. Le strutture più vicine sono la casa di reclusione di Barcaglione e la casa circondariale di Montacuto, entrambe in Ancona. Chi non entra negli istituti si occupa dell’attività di sensibilizzazione sul territorio e nelle scuole o dell’interlocuzione con le istituzioni. Questa attività ovviamente non si è mai fermata e abbiamo lavorato via mail e in videoconferenza, cosa che già facevamo normalmente.

  • Lᴀ sɪᴛᴜᴀᴢɪᴏɴᴇ.

Tutte le strutture carcerarie marchigiane sono interessate a turno da visite a carattere ispettivo svolte nell’ambito di un progetto denominato osservatorio nazionale sulle condizioni della detenzione. Nel 2019 Antigone ha visitato 100 istituti in Italia: in quasi la metà c’erano celle senza acqua calda, in più della metà c’erano celle senza doccia. Le condizioni igienico-sanitarie sono spesso precarie, talvolta mancano prodotti per la pulizia e l’igiene. Come fai a mantenere le distanze se tre persone vivono in celle da 12 metri quadri? Il rischio si estende agli operatori: poliziotti medici, infermieri, personale civile.
Si è resa necessaria la scarcerazione anticipata di un certo numero di reclusi gravemente malati o a fine pena, in genere sostituendo la reclusione con modalità di detenzione domiciliare. I Tribunali hanno avuto modo di evidenziare che il diritto alla salute (art. 32 Cost.), specie quando riguarda soggetti già affetti da gravi patologie, può prevalere sull’esigenza di eseguire la pena per intero. La Costituzione (art. 27) chiarisce anche che la pena non può consistere in trattamenti contrari al senso di umanità. In questo particolare momento si tratta anche di consentire telefonate o video-telefonate quotidiane, di fornire dpi a tutto il personale penitenziario, di garantire la sanificazione degli ambienti.

  • Dᴏᴠᴇ sᴛɪᴀᴍᴏ ᴀɴᴅᴀɴᴅᴏ.

Sono ancora troppo affollate le carceri. Nemmeno quattromila persone sono state scarcerate, in genere trasferite alla detenzione domiciliare, sulle oltre sessantunomila che c’erano a fine febbraio. Eppure queste riduzioni di pena hanno suscitato scandalo.
È che confondiamo il carcere col sistema penale e la scarcerazione con l’impunità. Mentre la pena del carcere è una pena residuale, l’ultima ratio, in un sistema in cui esistono molti tipi di pena, dalle pene pecuniarie, a quelle riparative, a varie forme di privazione della libertà di movimento…
In un carcere come quello odierno le persone di regola escono peggiore e più pericolose di come sono entrate.
Ecco, molto banalmente, il senso dell’occuparsi dei detenuti cercando di contribuire a garantire un trattamento umano e non degradante. Non perché sono tuoi concittadini, o tuoi parenti, o brave persone. Ma perché è indifferente che lo siano. La com-passione in questo caso sta nel riconoscere l’uomo nonostante tutto, là dove il rischio di non riconoscerlo è più grande perché maggiore è la distanza.
Quindi in primo luogo il rispetto è presupposto della possibilità di recuperare alla comunità le persone, e questa è la massima declinazione della sicurezza. In secondo luogo, quando mi occupo della condizione di una persona ristretta mi occupo di me stesso, perché un trattamento degradante non è tale solo per chi lo subisce, ma anche per chi lo provoca o lo permette, ogni violazione consuma un diritto di tutti e di ciascuno.

Conviene ricordare le parole della Via crucis del 10 aprile scorso, che il Papa ha fatto scrivere da persone le cui vite a vario titolo incrociano il carcere: a chi grida crocifiggilo, crocifiggilo occorre rispondere che l’unica giustizia possibile passa per la misericordia.

Solidarietà in Vallesina, aiuti in ordinaria emergenza

L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo non ha certo sopito bisogni legati al sostentamento: continua il nostro viaggio virtuale in ascolto delle sfaccettate realtà del territorio. Intervista a Massimo Costarelli, Presidente dell’ Associazione Aiuti in Vallesina Onlus, che dal 2015 si occupa di solidarietà sociale.

  • Come sta affrontando la sua Associazione l’emergenza COVID-19  ?

La nostra associazione, attiva nel perseguimento di due missioni sociali, cioè il recupero delle eccedenze alimentari da aziende ed attività commerciali e la ridistribuzione della stessa merce  alle associazioni caritatevoli beneficiarie di tredici Comuni della media Vallesina, è proseguita regolarmente grazie all’operato dei volontari anche nei primi giorni di blocco, molto prima della definizione delle linee guida operative per lo svolgimento delle attività dei volontari del Terzo Settore che in seguito ci ha aiutati ad inquadrare meglio la conformità della nostra attività. Abbiamo operato con qualche difficoltà oggettiva e materiale in più, per l’evidenza delle nuove ordinanze e delle direttive che hanno interessato ovviamente anche i nostri fornitori, in particolare in relazione a movimenti, ad attività ed a comportamenti; l’attività è, comunque, proseguita regolarmente e senza discontinuità a servizio dei nostri beneficiari.

  • Quali difficoltà sta incontrando la sua Associazione nello svolgimento della propria attività solidale?

In questo momento, l’attività prosegue regolarmente, senza intoppi, anzi, in questo periodo, sono state strette collaborazioni ulteriori con strutture riconducibili alle istituzioni, per esempio Protezione Civile Regionale, o alle Associazioni locali. La riapertura delle attività delle associazioni caritatevoli locali ci ha permesso di tornare alla nostra normale attività.

  • Quali esperienza sta maturando la sua Associazione a seguito dell’emergenza COVID-19 nel presente e per il futuro?

La nostra associazione è a servizio degli operatori che operano a favore del superamento della problematica del disagio alimentare; quindi nulla è cambiato rispetto a prima se non l’evidente peggioramento della problematica di carattere sociale. La nostra attività è, e resta necessaria nel contesto della problematica.

Per il futuro i Piani pandemici nazionali e regionali dovranno definire fin da subito analiticamente l’impegno e l’utilizzo del Terzo Settore in fase di emergenza onde evitare esitazioni ed insicurezze.

Ascolto e sostegno a distanza: “La Famiglia” c’è, durante e dopo la tempesta

Intervista ad Elio Ranco, presidente del Consultorio La Famiglia di Jesi, associazione attiva da 40 anni con un equipe di volontari specializzati a disposizione di persone, coppie e famiglie che vivono momenti di fatica nelle relazioni (l’intervista è stata rilasciata lo scorso 27 aprile, n.d.r.)

• Come è cambiato – se è cambiato – in questo momento di emergenza il vostro servizio di volontario psicologico come Consultorio La Famiglia?

Questa emergenza, a noi come a tutti, è piovuta in testa come un fulmine a ciel sereno e ci ha trovato del tutto impreparati. La prima cosa che siamo stati costretti a fare è stata chiudere la nostra sede. Dopo un momento di comprensibile sbigottimento e smarrimento, ci siamo subito attivati per rimanere in contatto tra noi attraverso le videoconferenze e ci siamo domandati cosa avremmo potuto fare noi nella nostra specificità professionale. Ci siamo resi conto di aver bisogno di informazioni e suggerimenti su come comportarci e, quindi, abbiamo attivato i nostri contatti nazionali per acquisire informazione e formazione su come affrontare questa delicata situazione.

Nulla sarà più come prima

Silvano Sbarbati, a nome del Coordinamento delle AdV e APS, riprende e sviluppa alcuni sputi ricavati dalla lettura dell’ultimo numero del quindicinale di informazione “Jesi e la sua Valle”.

La ben costruita intervista di Matteo Tarabelli al sindaco di Jesi Massimo Bacci porta un titolo che richiama una idea che in queste settimane si è molto diffusa, forse perché convincente: “Nulla sarà come prima”. E poi un sottotitolo dove il sindaco dice testualmente (tra virgolette): “Questa emergenza ci ha cambiato, non sarà semplice ripartire, ma stiamo riscoprendo il senso di comunità”. Ora, chi abbia interesse per l’argomento può accedere all’ultimo fascicolo di Jesi e la sua Valle del 25 aprile, alle pagine 12 e 13.

Qui, nel contesto proprio del mondo del volontariato, vorrei cercare di approfondire quanto emerge dalle dichiarazioni del sindaco che, alla domanda su ciò che di positivo ha vissuto in queste settimane di emergenza Covid 19, definisce il volontariato  (dentro il contesto del Terzo Settore)  come un “gigantesco  patrimonio che abbiamo fra le mani”. Dopo averlo ringraziato per il coraggio e il determinante contributo, Bacci anticipa pure che con l’assessore  Marialuisa Quaglieri  sta “valutando interventi per valorizzare ulteriormente questa rete di reciproco aiuto, con l’obiettivo di non disperdere uno dei pilastri più vigorosi di questo territorio”.

Dunque: volontariato come “gigantesco patrimonio” e impegno del  Comune per “valorizzare e non disperdere questo pilastro vigoroso del territorio”.

Le due metafore sono suggestive e di forte impatto comunicativo. Pensare al volontariato come patrimonio rimanda ad una ricchezza; e qui vorremmo riuscire a capire di  che cosa sia fatta questa ricchezza. Non di denaro, certo, né di poteri istituzionali, né di strumentazione.  Forse di “capitale umano”, usando una brutta metafora che rimanda alla fabbrica. Certo, il volontariato è una ricchezza di disponibilità, di attenzioni, di cura proprie di persone verso altre persone. Dunque volontariato come patrimonio, come giacimento di umanità. 

Ci voleva il Covid 19  e le sofferenze derivanti per “riscoprire” questo elemento che è collante di ogni comunità. Lo sottolinea il sindaco, nelle sue dichiarazioni e possiamo soltanto condividere, sottolineando  tuttavia che se un senso di comunità è stato “riscoperto” vuol dire che esisteva, pur sottotraccia , pur se velato da altri valori meno sostanziali.

Ecco: quando si afferma che “nulla sarà come prima” vorremmo che quel nulla  – che richiama il vuoto – venisse riempito di cose, di concreti riferimenti a cui indirizzare il fare del dopo… Proviamo a fare un elenco?

  1. Togliere il “velo oscurante”  che ha coperto la capacità del volontariato di fare comunità, accreditandolo tra i soggetti di riferimento delle scelte fondamentali per la città e il territorio;
  2. Riposizionarlo all’interno delle priorità del bilancio comunale;
  3. Fare chiarezza istituzionale sull’associazionismo e le sue diverse nature rispetto al volontariato in ambito locale, nell’alveo della nuova legge sul Terzo Settore;
  4. Dare attenzione costante ai bisogni espressi dal volontariato, compreso quello di formazione per aumentarne la capacità di capire e agire a favore della propria comunità;
  5. Alfabetizzare e sensibilizzare le istituzioni pubbliche perché interpretino meglio i desideri del volontariato (tutto intero, in tutte le sue forme di intervento) senza settorializzarli negli ambiti di ciascuna associazione, ma integrandoli – finalmente e concretamente – nella logica di rete.

Silvano Sbarbati

Leggere l’emergenza per progettare il futuro del volontariato

Le Marche del volontariato, tra “zone rosse”, evoluzioni e formazione necessarie per costruire nuovi modelli di cittadinanza attiva: intervista a Daniele Tassi, presidente di Odòs Società Cooperativa, Consigliere Nazionale Centro Sportivo Italiano, componente direttivo di CSV Marche e consigliere della Fondazione Vallesina Aiuta.

  • Cosa è successo al mondo del volontariato locale in questo periodo di crisi dovuto al COVID-19?

Mi sembra importante, come marchigiano, provare a dare una lettura su due emergenze differenti che hanno coinvolto direttamente la nostra regione in questi anni e di come anche il volontariato è stato coinvolto in modo diverso da questi eventi.
La nostra regione, nel giro di pochi anni, ha sperimentato due diverse modalità di vivere le “zone rosse”.
Stare nella zona rossa del terremoto del 2016 ha costretto per diverso tempo a stare fuori di casa per la nostra sicurezza. Questo ci ha consentito di riscoprire la comunità e le relazioni come risorsa positiva per superare la fragilità generata dal trauma terremoto.
La zona rossa imposta per l’emergenza da COVID-19, ci costringe a stare dentro le nostre case per la nostra sicurezza e quella degli altri. Questa modalità, a differenza della precedente, ci porta ad essere separati dal mondo, dalla comunità e dalle nostre relazioni sociali quotidiane.
La zona rossa da COVID-19, a differenza della prima, ha limitato fortemente l’attività e la presenza sul nostro territorio delle tante associazioni e volontari che svolgevano quotidianamente un’importante funzione di sostegno, cura, coesione sociale, assistenza, impegno e cittadinanza attiva. Durante l’emergenza del terremoto, invece, si sono moltiplicate le attività e la presenza di associazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale nelle zone colpite dal sisma.
Di fatto è stato limitato fortemente l’elemento essenziale del volontariato, ossia la presenza accanto alle persone. Proprio perché il veicolo del contagio è la vicinanza tra le persone.

  • Cosa può fare il volontariato in questo momento di emergenza? Come attivarsi pur dovendo stare a casa?

Come dicevo sopra, il cuore del volontariato sono i volontari. Il capitale umano, rappresentato dai volontari, è il veicolo propulsivo e moltiplicativo dell’azione delle associazioni di volontariato. Non possiamo aspettare il dopo in modo passivo, ma dobbiamo continuare a essere attivi anche durante la crisi. Da una parte, cercando di capire come continuare a coltivare la nostra vocazione di volontari anche in questa fase di restrizione, dall’altra utilizzando questo momento di pausa per curare la nostra formazione personale come volontari.

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Il Coordinatore Carlo Bellocchi replica ai consiglieri regionali Pergolesi e Giancarli

Al dott. Carlo Bellocchi – a capo dell’esecutivo del Coordinamento delle Ass. di Volontariato e Promozione Sociale dell’Ambito n.9 – abbiamo rivolto alcune domande circa i recenti sviluppi di una “lettera aperta” rivolta dal Coordinamento ai consiglieri regionali del territorio, a cui hanno fatto seguito i consiglieri Giancarli e Pergolesi .

  • La risposta è stata soddisfacente?

I consiglieri Giancarli e Pergolesi hanno risposto con rapidità, mostrando una sensibilità che fa molto piacere. Come soddisfa constatare che le nostre riflessioni e i nostri stimoli espressi attraverso la pagina social e il nostro sito abbiano trovato sponda attenta a livello istituzionale in un periodo convulso e drammatico della nostra vita sociale. 

  • Si riferisce in particolare…?

Al consigliere comunale di Jesi, Tommaso Cioncolini, il quale riprendendo un nostro contributo di riflessione su questi momenti, ha ribadito, tra l’altro, come sia urgente dare forma e concreta attuazione al progetto di un’Alta Scuola di Formazione per il Volontariato. E proprio a Jesi, che vanta la primogenitura dell’idea e di avere sul territorio risorse e strutture già pronte ed adeguate.

  • E accanto a ciò?

…all’assessore del Comune di Jesi, M.Luisa Quaglieri che, nella intervista che ci ha rilasciato e appena diffusa sulla nostra pagina Facebook, ha aperto un canale quanto mai importante di ascolto e di scambio con il mondo del volontariato con la proposta della attivazione di tavoli di concertazione settoriali. Il Coordinamento è pronto da tempo, e rimane in attesa della sua messa in funzione.

  • A livello istituzionale più ampio?

La Regione Marche – per quanto affermato dai consiglieri Giancarli e Pergolesi – può diventare una protagonista portatrice di novità e attivare i suoi interventi legislativi e di finanziamento, recependo le istanze che i territori di riferimento stanno elaborando con grande sforzo e senso di responsabilità. Per esempio, me lo faccia dire con la speranza di essere ascoltato, portando avanti il progetto dell’Alta Scuola di Formazione per il Volontariato, il cui percorso già da mesi è stato avviato in fase di ideazione assieme al CSV Marche. 

Non fermiamo questa spinta dal basso con i tempi lunghi che, ormai lo abbiamo capito tutti, sono portatori del… virus delle mancate risposte ai bisogni di solidarietà vera, a cui tutti oggi guardano come l’unico valore aggiunto di ogni comunità.

Jesi, 14 aprile 2020

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Intervista all’Assessore Marialuisa Quaglieri

🗣Per continuare ad arricchire il dibattito sul presente e futuro delle nostre “comunità volontarie”, abbiamo contattato Marialuisa Quaglieri, Assessore ai Servizi Sociali e Sanità del Comune di Jesi, in questi giorni impegnata su molti fronti: la ringraziamo per averci risposto con sollecitudine e per il suo intervento, di cui sottolineiamo la significatività.

  • In estrema sintesi: che cosa ci dice questa crisi del Coronavirus?

La crisi ci ha messo alla prova e devo dire con orgoglio che la “rete” di cui spesso ci riempiamo la bocca qui c’è. È una rete solida e a maglie strette. Chi autonomamente, chi rapportandosi in coordinamento con il Comune, tutti si sono dimostrati pronti e non si sono tirati indietro. Una dimostrazione di come il terzo settore sia fondamentale come supporto alla comunità.

  • Dal suo punto di vista, come reagisce il corpo sociale alle difficoltà, alle ansie, alle sofferenze che sta vivendo giorno per giorno?

Se per corpo sociale intendiamo tutte quelle componenti che ruotano attorno al welfare ampiamente inteso, ebbene credo che il corpo sociale abbia fatto emergere la sua innata resilienza. Che è quella di affrontare i cambiamenti adattando la propria azione in relazione al fabbisogno sociale, per aiutare ad affrontare le difficoltà, a superare le ansie, a lenire e sofferenze. È un lungo elenco di iniziative quelle intraprese per dare sostegno alla collettività, in particolare ai soggetti più fragili: penso alla spesa sospesa, alla raccolta fondi, alla consegna a domicilio di farmaci, della spesa e dei beni di prima necessità, allo straordinario lavoro che stanno svolgendo le associazioni impegnate ad assicurare un pasto a chi oggi si trova in una condizioni di povertà improvvisa, speriamo temporanea, che va ad aggiungersi ad una platea purtroppo già ricca.

  • Quali possono essere le linee-guida per orientare il futuro del lavoro del volontariato?

Il futuro è incerto sotto tutti i punti di vista: di sicuro alla crisi sanitaria sta seguendo una crisi sociale e noi dovremo essere pronti. Il Comune, a cui credo spetti il ruolo istituzionale di cabina di regia, istituirà tavoli permanenti per affrontare i problemi propri di ogni singola associazione e quelli che le associazioni, da sole o unite, dovranno affrontare per verificare e per colmare le nuove carenze che si registreranno sul territori. Probabilmente la “mission” di qualche associazione dovrà adattarsi alle nuove esigenze che si presenteranno. Ma sono sicura, e questa crisi di Coronavirus ce l’ha dimostrato, che le associazioni sono pronte e reattive per affrontare qualsiasi problematica.