Impact: Gaia Baccani

Ringraziamo Gaia, presidente Impact associazione culturale di Jesi, per l’intervista rilasciata al Coordinamento:

1) Da quali bisogni e desideri nasce la sua associazione e a quali esempi di volontariato si ispira?

ImpAct Associazione Culturale è una realtà associativa no-profit del territorio, con alle spalle quattro anni di storia. È stata fondata a Jesi nell’ottobre del 2016 per mano di studenti universitari e liceali, a seguito dell’esigenza comune di trovare gli strumenti per rispondere ai quesiti cui il sapere scolastico e le notizie forniteci quotidianamente dai mass media non rispondono sempre in modo esaustivo.

È proprio in riferimento alla sua mission che l’Associazione si definisce culturale in senso trasversale, il che le permette, attraverso le sue iniziative, di trattare ogni qualsivoglia ambito di interesse, permettendo di soddisfare al meglio l’esigenza originaria di ImpAct.

Nell’ispirarsi ad associazioni di tipo universitario come approccio e curiosità nei temi, l’associazione cerca di essere innovativa e stimolare i singoli associati, e non solo, allo sviluppo di proposte da portare avanti o argomenti da affrontare in incontri con esperti nei settori di volta in volta trattati.

2) Trova difficoltà o meno la sua associazione formata da giovani a dialogare con la generazione che li precede? E perché?

Il dibattito intergenerazionale è un elemento costantemente presente nelle nostre attività e, non a caso, siamo stati chiamati a tenere un workshop proprio sul tema del divario intergenerazionale nel contesto di un festival sulla democrazia lo scorso settembre a Cartosio (AL).

Secondo il nostro punto di vista c’è una difficoltà congenita e naturale nel dialogare con la generazione a sé precedente, ma è importante saperla affrontare perché lo scambio di sapere tra generazioni è un elemento fondamentale di crescita in qualsiasi contesto.

Solitamente ImpAct, nei propri incontri, coinvolge esperti adulti che si rivolgono ad un target giovane e nella sua compagine associativa presenta una componente maggioritaria di under 30; d’altro canto non mancano soci di età più avanzata e, all’occasione, situazioni opposte, ossia interlocutori giovani e pubblico adulto.

3) Quali rapporti esistono con le istituzioni pubbliche e private del territorio?

La nostra associazione è da sempre iscritta a vari albi associazionistici (tra cui quello comunale e regionale), cerca di coinvolgere le istituzioni pubbliche e private all’interno dei propri eventi, partecipando altrettanto a quelli proposti, e riconosce l’importanza sia di operare con logica di rete che di instaurare scambievoli collaborazioni.

Un tasto dolente è, talvolta, la mancata risposta da parte delle istituzioni ad un eventuale stimolo da noi proposto. Non sempre queste, soprattutto le istituzioni pubbliche ai vari livelli di rappresentanza, sono in grado di dedicare sufficienti attenzioni alle associazioni, specialmente alle più piccole, che forse ne necessitano in maggior misura.

Ad ogni modo, ImpAct riconosce le virtù del dialogo con le sovracitate istituzioni e mira a rafforzare ed accrescere i rapporti con le stesse che siano pubbliche o private, locali e non.

4) Voi siete una associazione culturale. Che “cultura” trovate ci sia sul territorio rispetto a temi come la cittadinanza attiva, il volontariato, la legalità?

Ammettiamo con piacere che, rispetto a quando ImpAct è nata, c’è maggiore sensibilità e cultura rispetto ai temi di cittadinanza attiva, volontariato e legalità e non mancano associazioni, community o gruppi autogestiti che li promuovono in forme diverse.

C’è sicuramente ancora molto da fare e, per questo, riteniamo che ci sia la necessità di riscoprire, quanto possibile, una coscienza di responsabilità pubblica, che dovrebbe appartenere ad ogni singolo cittadino. Un ruolo importante, a tale proposito, lo hanno i promotori di cultura che, loro malgrado, hanno spesso difficoltà a portare avanti progetti che potrebbero avere un ampio respiro, ma che in mancanza di risorse e aiuti rimangono azioni sporadiche. L’inserimento di tali progetti in una cornice più ampia può essere una soluzione per garantire continuità e maggiore efficacia.

5) Che temi privilegiate nelle vostre attività e perché?

I temi che da sempre più privilegiamo sono sociopolitici e di attualità, in accordo alla nostra mission.

Nell’arco dell’ultimo anno abbiamo ampliato il nostro spettro anche a temi più di taglio sociale. Nel contesto dell’emergenza dovuta al Coronavirus abbiamo cercato di dare una mano come possibile alla nostra comunità, per provare ad alleviare le difficoltà che la nostra città si è trovata ad affrontare, promuovendo una raccolta fondi a sostegno dell’ospedale cittadino e iniziative in favore di famiglie indigenti, congiuntamente ad altre associazioni della zona che se ne occupano abitualmente.

6) Emergenza Covid 19. Come ha inciso e incide nel vostro lavoro e nella progettualità futura?
L’emergenza Covid ha fortemente inciso nel nostro modus operandi.

Innanzitutto, le limitazioni subite a causa dell’attuale emergenza sanitaria hanno comportato un trasferimento online delle attività e degli eventi che prima svolgevamo in presenza. Si è optato per la realizzazione di videointerviste, come accaduto in occasione del Referendum Costituzionale sulla riduzione del numero dei Parlamentari o in occasione dei due incontri – sempre trasmessi sui nostri canali social – relativi l’uno all’isolamento sociale da quarantena e fenomeno hikikomori a confronto, l’altro alla presentazione del libro “Grazie, professore” in collaborazione con l’Associazione Antigone Marche. Nondimeno, ricordiamo la raccolta fondi promossa online per l’Ospedale Carlo Urbani di Jesi durante la fase più buia dell’emergenza Covid-19; organizzata il 9 marzo 2020, ha raggiunto un importo di quasi 29.000 euro.

Le attività svolte in presenza, nel rispetto rigoroso delle normative anti-Covid, sono state: la presentazione del romanzo del Consigliere del Presidente della Repubblica Giovanni Grasso, la partecipazione al festival “Ri-Costituente” a Cartosio e le raccolte solidali (beni alimentari “Spesa Solidale”, materiale scolastico “Insieme a Scuola”, giocattoli e indumenti invernali “Natale Solidale”) svolte da fine maggio al periodo natalizio in collaborazione con la Croce Rossa Italiana – Comitato di Jesi, la San Vincenzo de Paoli – Jesi e la Caritas Jesina, cui successivamente si sono aggiunte altre realtà quali Avulss, Azione Cattolica e Scout Agesci.

La quarantena e il periodo seguente non hanno sicuramente consentito la buona riuscita del progetto “JAG – Jesi Aggregazione Giovani”, avviato il 18 ottobre 2019, che vede la collaborazione tra Associazione ImpAct, Circolo Cittadino Jesi e Associazione della Croce Rossa Italiana – Comitato di Jesi ODV per la realizzazione di un centro di aggregazione giovanile – animato da svariate attività – presso i locali del Circolo Cittadino, per i giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni. Si procederà, pertanto, al rinnovo di tale accordo sperando in tempi migliori.

7) Credete che il volontariato culturale abbia bisogno di formazione, sì o no e se affermativo in che direzione?

Sì, crediamo fermamente che sia importante una formazione di base per i volontari e, ancor di più, per il direttivo, specialmente per le entità culturali più piccole e locali che non possono usufruire di strutture articolate di supporto a livello nazionale o addirittura internazionale.

Dovrebbero essere forniti gli strumenti per acquisire le necessarie competenze per un’ordinaria e corretta amministrazione dell’associazione attraverso seminari formativi e laboratori che possano essere funzionali all’amministrazione della stessa.

8) Che società immaginate post pandemia, a livello locale soprattutto?

La domanda non è affatto semplice. Il contesto economico e sociale in cui ci troveremo a vivere sarà in seria difficoltà e risulterà particolarmente lacerato. Già, disgraziatamente, se ne vedono i primi segni.

Il nostro territorio, caratterizzato soprattutto da piccole imprese come pure – guardando al nostro settore – da piccole associazioni, dovrà avere “le spalle larghe” e affrontare il prossimo futuro sfruttando al massimo ogni sua potenzialità. Un aiuto importante, come abbiamo visto nel corso di questo terribile anno, potrà derivare dalla solidarietà tra e per le varie realtà.

L’auspicio che ognuno di noi possa essere più accorto all’uomo o alla donna della porta accanto può non rimanere solo speranza ma, con il contributo di tutti, divenire realtà.

9) Jesi è città solidale?

Crediamo che in numerose occasioni Jesi abbia dimostrato di essere una città solidale.

Fin dagli esordi dell’emergenza Covid-19 cittadini ed enti hanno tutti cercato di aiutare come potevano per qualsivoglia esigenza.

Molte iniziative sono sorte per aiutare la città e in tutte dobbiamo riconoscere che c’è stata forte partecipazione. Facendo riferimento all’esperienza della raccolta fondi che abbiamo promosso all’esordio della pandemia per l’Ospedale Carlo Urbani, ci ha riempito il cuore “l’accorrere” dei concittadini che ha permesso di raggiungere la soglia di 10.000 euro in meno di 12 ore. Pregevole è stato il gesto di nostri coetanei, o di ancor più piccoli, che hanno donato i loro risparmi. Per non parlare della raccolta alimentare che ha visto l’adesione di una decina di punti vendita; con il contributo spontaneo dei loro clienti abbiamo raggiunto la quota di circa 550 prodotti donati, per un peso che si aggirava sui 350 kg. Straordinario. La città ha davvero dato prova della sua generosità e del profondo rispetto che nutre per l’operato delle associazioni di volontariato.

10) C’è logica di rete tra le associazioni come le vostre?
A questa domanda ci sentiamo di rispondere con un forte e chiaro sì.

Anche durante la pandemia abbiamo riscoperto l’efficacia della cooperazione tra associazioni, a partire da quelle con cui abbiamo direttamente collaborato, avendo avuto l’intuizione che insieme sarebbe stato possibile raggiungere ottimi risultati che avrebbero giovato all’intera comunità. Per questo abbiamo avviato, e migliorato in un secondo momento, una rete di associazioni che fosse più adeguata possibile ai comuni scopi, in cui ciascun ente ha messo a fattore comune le proprie conoscenze, la propria esperienza e i propri mezzi. I risultati, come detto, si sono visti.

11) Una proposta per il progetto Volontarja, giunta alla sua terza edizione…

La proposta che ci sentiamo di fare è che Volontarja sia strutturata di concerto con tutte le associazioni, in quanto protagoniste. Questo nostro punto di vista è stato già espresso al tempo nel comunicato che abbiamo sottoscritto assieme ad altre associazioni jesine, che, vogliamo ricordarlo, da parte nostra non voleva rappresentare che la pura volontà di ottenere chiarimenti, come poi successo.

ImpAct ha da sempre preso parte a questo progetto che è per noi un cardine dell’anno associativo, in quanto momento di festa per le associazioni e di avvicinamento alla cittadinanza; a tal proposito, crediamo appunto che Volontarja non debba coinvolgere solo il mondo della scuola ma la cittadinanza tutta.

A nostro avviso sarebbe inoltre opportuno prevedere un percorso di formazione pratica per la gestione associativa, dedicato a chi ne fa parte, poichè potrebbe essere utile a molti. In aggiunta, una chiave vincente, se si vuole rivolgere Volontarja ai più giovani, sarebbe l’ideazione di un format caratterizzato da un’impronta digitale significativa, data da contenuti multimediali di livello, in grado di stimolare curiosità e interesse verso il mondo del volontariato, grande risorsa per la società del domani.

ASP: Franco Pesaresi

ASP: Ringraziamo Franco Pesaresi, direttore dell’Asp Ambito9 di Jesi, per l’intervista rilasciata al Coordinamento:

– La pandemia Covid 19 è ormai assodata come una emergenza anche sociale, oltreché sanitaria. Dal suo osservatorio può confermare questa opinione diffusa e perché? 

La pandemia non è solo una emergenza sociale, sanitaria ed economica. È la crisi dell’intera società perché per la prima volta il mondo moderno si confronta su scala globale con un problema che, nel medio termine, non ha una soluzione.  In attesa della soluzione (il vaccino) si può solo ridurre il danno. Questi elementi sommariamente delineati hanno prodotto nella società un aumento immediato e potente della povertà insieme ad un aggravamento generale della condizione psicologica della popolazione.  

– Felice Cimatti, filosofo e psicoanalista particolarmente attento agli scenari dinamici della società occidentale, ha posto l’accento sul distanziamento sociale come una nuova virtù da perseguire. Ciò favorisce la logica immunitaria ma indebolisce quella comunitaria. Cosa ne pensa?

Occorre innanzitutto riportare tutto all’uso corretto dei termini. Non si deve parlare di distanziamento sociale (anche se tutti lo fanno) ma di distanziamento fisico. Questo è il termine corretto suggerito anche dall’Organizzazione mondiale della sanità. Non vi è dubbio che il distanziamento fisico riduce la logica comunitaria e toglie molto alle relazioni fra le persone ma proprio per questo, e con la consapevolezza di questo, dobbiamo lavorare di più sulla vicinanza sociale per ridurre la distanza fra le persone e per mantenere lo spirito di comunità e di solidarietà.  Su questo dobbiamo lavorare tutti perché i rischi sono elevati. Ma per onestà devo anche dire che sono convinto che con la conclusione della pandemia gli italiani torneranno alle precedenti prassi nelle relazioni fra le persone anche se ci porteremo dietro le conseguenze (non so in quali dimensioni del periodo del COVID-19.

– L’Asp, per sua strutturazione, è una azienda che eroga servizi sociali per diversi comuni. Tra di essi ‘è una rete di pensiero solidale oppure tutto è demandato ad una regia tecnica? In altre parole: come e quanto pesano le risorse finanziarie sui servizi?

L’ASP è fortemente finalizzata all’intervento sociale e solidale. Si ragiona costantemente di ciò che occorrerebbe fare nella società per creare inclusione e benessere sociale. Naturalmente occorre trovare una sintesi tra ciò che bisognerebbe fare e le risorse a disposizione. Ma c’è la continua ricerca, anche attraverso strumenti nuovi, di ulteriori risorse, forti della convinzione che un buon progetto di intervento spesso è in grado di mobilitare nuove risorse.


– È nota la sua sensibilità per la formazione a tutto tondo. Crede che sia utile anche per il mondo del volontariato che spesso e volentieri si interfaccia con quello del welfare? E come e con quali declinazioni organizzative?

La formazione e l’aggiornamento formativo fanno sempre la differenza. In tutti i campi di azione e forse ancor di più nel settore del volontariato per le caratteristiche proprie dell’attività volontaria e gratuita. Serve a dare valore al volontariato e serve ad utilizzare in modo ottimale le risorse del volontariato. La formazione del volontariato è diversa da quella per gli operatori professionali così come è diversa, per fare un altro esempio, da quella che si può organizzare per i caregiver familiari. E’ una formazione peculiare che va programmata ed organizzata appositamente per il mondo del volontariato. Tempi della formazione, orari della formazione, modalità della formazione e contenuti vanno previsti pensando in modo specifico al volontariato. Attualmente questa, quando c’è, è organizzata dalle sole associazioni di volontariato per i propri associati ed invece bisognerebbe uscire da questa gabbia e pensare che esiste un interesse pubblico per la formazione del volontariato e conseguentemente   stimolare anche gli enti pubblici (Asur, comuni, ecc.) ad organizzare corsi di formazione anche per il mondo del volontariato.

 – Il Coordinamento da qualche mese ha immesso nel dibattito locale la proposta di organizzare gli Stati Generali del Volontariato del territorio. Al di là della emergenza Covid che accentra il focus sociale, la proposta ha un senso per lei come tecnico del welfare?

Ci sono momenti in cui è necessario discutere tutti insieme di come percorrere il passaggio epocale che stiamo vivendo. E non mancano gli argomenti per una proposta come quella di convocare gli Stati Generali del volontariato: pensiamo all’introduzione della legge quadro del terzo settore, pensiamo all’impatto del Covid-19 sul volontariato e ai cambiamenti che potrà portare quando questo passerà, pensiamo alla rinnovata sottolineatura della legge quadro sulla gratuità del volontariato, pensiamo alla necessità di far pesare di più il volontariato nella società o a quella di ripensare, in qualche caso, ai rapporti con le pubbliche amministrazioni. Naturalmente un evento di questo tipo deve essere curato con attenzione affinché possa contribuire a rafforzare la ricca rete di associazioni di volontariato presente in questo territorio.

– Il Covid 19 ha posto all’attenzione una criticità: quella dello spezzettamento dei punti di vista, della proliferazione delle opinioni su ogni tema, quella della improvvisazione dei giudizi. Che cosa ne pensa e soprattutto quali sono per lei le vie d’uscita, nell’ottica per esempio del Terzo Settore?

Quello che sta accadendo attorno al COVID-19 mi ha sollecitato una riflessione molto politica di fronte ai diversi comportamenti dello Stato, delle Regioni e perfino dei singoli comuni. L’esigenza di protagonismo più che l’amore e la tutela della popolazione ha portato spesso ad una babele di provvedimenti e ad una divisione dei vari soggetti statuali che invece, proprio in questi momenti, dovrebbero dimostrare una maggiore unità. Sono tornato centralista. Non siamo pronti per il federalismo.

– In che rapporto dovrebbero relazionarsi, rispetto al welfare, istituzioni e volontariato e come ne legge le caratteristiche presenti sul nostro territorio?

Non vedo elementi che suscitino preoccupazione nel rapporto fra volontariato ed istituzioni del nostro territorio. Ci sono in atto delle dinamiche di collaborazione e di legittimo confronto come è normale e giusto che sia.  L’argomento va comunque trattato con la necessaria delicatezza perché il rapporto fra istituzioni e volontariato non è un rapporto del tutto paritario (né potrebbe esserlo data la disparità di forza dei due soggetti) nonostante gli sforzi che possono fare le istituzioni e le organizzazioni del volontariato. Occorre sempre trovare un faticoso e delicato equilibrio fra la salvaguardia dell’autonomia dell’organizzazione di volontariato, la tutela della gratuità dell’attività del volontariato e l’interesse pubblico espresso dalle istituzioni.

– Previsioni o profezie su welfare dopo Covid se ne possono fare?

La pandemia finirà dopo tanti sacrifici che tutti quanti abbiamo fatto. Soprattutto il mondo del welfare ha pagato il prezzo più elevato: la sanità innanzitutto ma anche il mondo del sociale è stato fortemente impegnato. Spero che si faccia tesoro dell’esperienza che abbiamo vissuto e che questo serva a migliorare le cose per il futuro. Abbiamo compreso che serve molta più prevenzione (e conseguentemente risorse per chi se ne occupa) e serve più attenzione per i soggetti più fragili della nostra società. Abbiamo compreso che i problemi più importanti vanno affrontati a livello globale e che per contro serve un grande senso di responsabilità a livello individuale per tutelare se stessi e gli altri. Dobbiamo lavorare su tutto questo per non trovarci più impreparati ai prossimi eventi. 

Grusol: Fabio Ragaini

– Fabio Ragani e Grusol. Come definiresti, oggi, Grusol alla luce della sua lunga esperienza di attività?

Con modalità diverse il Gruppo Solidarietà, che ha oltrepassato i 40 anni di attività, ha cercato di legare il rapporto con le persone con attività di promozione e tutela. Direi che questo rimane il nostro orizzonte. La riflessione, http://www.grusol.it/apriInformazioniN.asp?id=2127, che abbiamo promosso in occasione nelle nostre trentennale, credo, rimanga per noi attuale

– Il vostro Centro di Documentazione ha modificato nel tempo di internet la sua mission?

E’ una realtà cambiata in maniera significativa. Il materiale presente è indicizzato e consultabile gratuitamente nel nostro sito, http://www.grusol.it/bd/index.asp. Abbiamo cercato inoltre di potenziare la proposta bibliografica, attraverso schede di approfondimento nel nostro sito http://www.grusol.it/schedeapprofondimentoN.asp. A questo si aggiunge la parte di documentazione sulle politiche sociali, http://www.grusol.it/informazioniN.asp?m=5, che nei fatti, rappresenta un’estensione dei contenuti e materiali del Centro documentazione.

– Volontariato e formazione. In che rapporto sono rispetto al nostro territorio di riferimento?

La formazione permanente è necessaria in ogni settore. Per il volontariato è importante che si traduca anche in una capacità di lettura dei fenomeni in atto. Poi nello specifico delle peculiarità di ciascuna associazione cercare di avere la capacità di contestualizzare il proprio lavoro. Non perdendo l’abitudine di chiederci se quello che facciamo migliora non solo la qualità di vita della singola persona ma produce più attenzione, più solidarietà e soprattutto più giustizia sociale.

– E ancora: che tipo di relazione esiste secondo il vostro punto di vista tra volontariato ed istituzioni politiche e socio sanitarie?

Un volontariato adulto non può non avere rapporto con le istituzioni. A meno che non si ritenga parte della società. Le Istituzioni hanno responsabilità che non sono delegabili ed un volontariato attento alle esigenze delle persone è importate che se lo ricordi e lo ricordi.

– Grusol e l’associazionismo: esiste una logica di rete tra le diverse realtà rispetto al vostro lavoro e alla vostra presenza? E come si articola o non si articola?

Nel nostro lavoro, qui http://www.grusol.it/chisiamoN.asp?m=2 una sintesi, abbiamo partecipato a comitati locali e regionali. In alcuni casi con ruolo di coordinamento.  Negli ultimi anni abbiamo stabilito rapporti di collaborazione con altre organizzazioni su specifiche iniziative e attività.

– Che ruolo dovrebbe avere il volontariato nel momento presente caratterizzato dalla profondità della crisi pandemica per il Covid?

Dovrebbe continuare il lavoro con le persone, nella consapevolezza che la crisi accentua le diseguaglianze. Ancora di più è importate l’ascolto sia nella rimodulazione delle nostre attività, sia per rilanciare, quando necessario, alla comunità e alle istituzioni eventuali istanze e problemi nuovi.

– Che cosa “serve” al Terzo Settore, rispetto alla nuova legge che lo regolamenta, per diventare soggetto più significativo nella logica della sussidiarietà?

Il terzo settore è significativo nel momento in cui, a partire dal proprio lavoro con le persone, è capace di essere attore credibile intercettando esigenze, necessità, diritti non riconosciuti. Poi ogni realtà del terzo settore a partire dal suo specifico individuerà i percorsi per fare in modo che quelle esigenze si traducano in risposte.

– Vista la tua lunga e salda competenza sulle criticità rispetto alle applicazioni della legislazione socio-sanitaria nel territorio regionale, quale provvedimento realizzeresti per primo, con assoluta priorità, in questo momento?

Non penso ci sia un intervento specifico. Quanto invece una capacità di lettura delle necessità che parta dalle persone. In fondo la pandemia non ha fatto altro che amplificare problemi già presenti. Noi scontiamo un enorme deficit programmatorio regionale con la mancanza di un orizzonte di riferimento. Negli anni sono sommati problemi sia con riferimento al livello politico che quello tecnico. Ma anche il nostro mondo ha grosse responsabilità per l’incapacità di formulare proposte capaci di andare oltre lo specifico di ciascuno. In fondo chi manca di visione complessiva non chiede altro. Avere interlocutori che chiedono qualcosa per se stessi e per quello che stanno facendo. Ma, non dovrebbe sfuggire, che il prezzo di una politica che risponde in base alla forza dell’interlocutore e non alle sue ragioni, è alto e prima o poi investe tutti. Per chi vuole si possono consultare gli approfondimenti dell’Osservatorio sulle politiche sociali del Gruppo Solidarietà, http://www.grusol.it/vocesocialeN.asp, che nell’ultimo decennio ha cercato di analizzare in maniera sistematica questa parte delle politiche regionali, realizzando delle monografie a carattere biennale.

IOM: Anna Quaglieri

• Scrive ieri sul web il filosofo e psicoanalista Felice Cimatti: “Quando il distanziamento sociale diventa una virtù, allora siamo arrivati al punto di penare che la vita è spaventata dalla vita”. Che cosa ne pensa lei, dal suo punto di osservazione come presidente di una associazione come lom?
Quanto scrive il Filosofo Felice Cimatti mi trova d’accordo ma non può essere una remora anzi uno stimolo a che ciò non avvenga. Impegniamoci tutti.
• La sua associazione come fa fronte alla emergenza Covid al proprio interno e all’esterno verso le persone a cui offre i propri servizi?
Lo Iom internamente aumenta le sue energie per contrastare la pandemia anzi, ha intensificato all’esterno il supporto infermieristico per supplire ai disagi che questa comporta ai nostri Pazienti già affetti da una Patologia enormemente debilitante.
• Quali reazioni sono state scatenate dalla crisi pandemica , per come ne ha avuto riscontro lo IOM?
La crisi pandemica per noi è stata una crisi economica che stiamo affrontando con la caparbietà e l’impegno di sempre non potendoci permettere un atteggiamento diverso e mantenere le promesse fatte.
• Associazionismo, volontariato: il passaggio generazionale è una parola o una pratica, secondo lei?
Il Passaggio generazionale è importantissimo. Per quello che riguarda la mia Associazione passerò il testimone a persone che abbiano i miei stessi ideali e la serietà di comportamento
• Volontariato e istituzioni: che rapporto dovrebbe esserci e che rapporto c’è nella realtà dei fatti sul nostro territorio?
Credo fermamente nella sinergia tra associazioni ed istituzioni: senza questa non c’è crescita e non ci sono progetti realizzabili. Personalmente è un rapporto che ho sempre avuto a cuore e a cui devo grossi risultati, supporti e soddisfazioni.
• Il COvid 19 è un virus, e il virus è una “cosa” invisibile agli umani. CRede che si apra uno scenario inedito per l’umanità, ovvero un orizzonte di relazioni tra le cose e non tra le persone?
Lo scenario è già abbastanza scuro, siamo tutti ospiti su una giostra impazzita che non ci permette né di scendere né di pensare. Ma la nostra Umanità, lo spirito di sacrificio e gli ideali devono essere più forti tanto da avvicinarci sempre di più alle Persone che hanno bisogno di noi.
Anna Quaglieri

Volontariato e cooperazione

Per rispondere al bisogno di umanità e sostegno essenziale in Vellesina, conosciamo meglio Monia Ceccarelli, volontaria di ADRA Italia, che ringraziamo per essersi raccontata in questa intervista.

– Ciccarelli Monia classe 19…..? Una tua biografia in pillole, misurata soprattutto su come e quando sei approdata sulle rive del mondo del volontariato.

Ciccarelli Monia, classe 1974. Arrivo in ADRA come segretaria nel 2013 al fine di aiutare chi precedentemente gestiva la sede operativa di #Jesi. La prima riunione con le assistenti sociali alla quale ho preso parte è stata incentrata su questa domanda: quali sono ora i bisogni delle persone per cui potremmo essere di aiuto?

-ADRA è acronimo per…? E che cosa fa esattamente?

ADRA è acronimo di Adventist Development and Relief Agency ed è l’organizzazione umanitaria della Chiesa Avventista del Settimo Giorno. ADRA fa parte della rete internazionale di ADRA che si compone di 120 agenzie e uffici nazionali. Attraverso questo network, vengono sostenuti progetti di risposta alle emergenze e progetti umanitari di #cooperazione allo sviluppo in più di 130 paesi, senza nessuna discriminazione di fede politica o religiosa, razza o ceto sociale.

– Elenca le tre principali difficoltà che hai incontrato nella tua attività di volontariato.

* La diffidenza degli aventi diritto perché hanno vergogna o timore;

* l’arroganza di alcune persone nel pretendere ciò che non è un diritto ma una grande possibilità

* la rabbia di chi si scaglia contro gli stranieri dimenticando che tutti su questa terra lo siamo.

– Volontariato e istituzioni locali. Qual è lo stato dell’arte secondo il tuo punto di vista?

C’è una forte collaborazione tra le associazioni e le istituzioni locali. Jesi è di fatto una realtà magica sotto questo punto di vista. Gli jesini nascono solidali e sposano l’idea di mutuo aiuto. Di fronte a realtà di città molto più grandi, Jesi rimane un faro in questo senso. E non è affatto scontato. Essersi messi autonomamente in rete evidenzia la necessità di un #coordinamento generale e una voglia di fare bene. L’amministrazione non solo tutela questa necessità ma addirittura promuove collaborazioni e progetti tra enti e associazioni stesse. Una delle ultime vittorie condivise è ad esempio il Corso sulla comunicazione grazie all’opportunità concessa dal

CSV Marche

– Che cosa state progettando per il prossimo futuro nella tua ADRA?

Il futuro è già oggi! Oltre al recupero e alla distribuzione di beni alimentari che andrebbero irrimediabilmente buttati poichè prossimi alla scadenza, alla distribuzione gratuita di abiti e accessori portati dai cittadini presso il nostro centro, oltre alla #partecipazione a tutti i progetti condivisi con le associazioni sorelle, abbiamo in mente idee atte all’inserimento di ragazzini particolarmente problematici nel tessuto sociale, attività rivolte alle donne straniere riguardo cultura generale, legale e medica, collaborazioni con i maggiori ristoratori della città per poter apprezzare al meglio e creare piatti gustosi con gli alimenti che il FEAD mette a disposizione degli indigenti in difficoltà. Tutto ciò col fine di poter permettere una corretta e reale integrazione. Nel migliore dei casi gli adulti si adattano… I bambini potranno integrarsi realmente. E se le mamme sono più attente, aperte e stimolate, cresceranno finalmente uomini cittadini del mondo.

-Tre desideri sul volontariato del territorio.

Realizzazione di quanto citato sopra, capacità di resistere alle difficoltà inevitabili, evitare di perdere la speranza di poter continuare a sognare un futuro migliore e migliorabile per tutti.

Volontariato e cultura

Maurizio Possedoni, Presidente dell’Associazione Culturale MonsanoCult, risponde alle nostre domande e ci aiuta a conoscere meglio l’orizzonte in cui operano le associazioni del nostro territorio. Lo ringraziamo per il contributo puntuale e la sua analisi.

  • Cᴏᴍᴇ sɪ ᴄᴏʟʟᴏᴄᴀ ʟ’ᴀssᴏᴄɪᴀᴢɪᴏɴᴇ MᴏɴsᴀɴᴏCᴜʟᴛ, ɴᴇʟ ᴛᴇʀʀɪᴛᴏʀɪᴏ ᴅᴇʟʟᴀ Vᴀʟʟᴇsɪɴᴀ?

MonsanoCult è nata venti anni fa e si è sempre occupata di organizzare eventi culturali nel territorio di Monsano, in particolare abbiamo dato vita a concerti di musica classica, laboratori teatrali, conferenze artistiche e letterarie, dibattiti sull’ambiente e sulla sostenibilità. La nostra finalità era ed è quella di affrancare il nostro paese dalla dimensione di “paese dormitorio” – collocato come è a ridosso di Jesi – e dotarlo di una chiara fisionomia e una sua precipua identità per renderlo riconoscibile nel territorio. Monsano per lungo tempo è stato un modello per molti piccoli e grandi centri per la sua vivacità culturale e per la ricchezza di iniziative legate anche a importanti temi sociali e ambientali, che peraltro lo hanno portato a diventare uno dei comuni fondatori dell’Associazione “Comuni virtuosi”.

  • L’ᴇᴍᴇʀɢᴇɴᴢᴀ Cᴏᴠɪᴅ ᴄᴏᴍᴇ sᴛᴀ ᴄᴀᴍʙɪᴀɴᴅᴏ ʟ’ᴀssᴏᴄɪᴀᴢɪᴏɴᴇ ᴇ ǫᴜᴀʟɪ ᴄᴀᴍʙɪᴀᴍᴇɴᴛɪ ᴘᴇʀ ɪʟ ғᴜᴛᴜʀᴏ?

Questa emergenza ha cambiato drasticamente la nostra attività, anzi l’ha letteralmente bloccata. Fondamentalmente ci stiamo dedicando alla riorganizzazione, alla ricerca di collaboratori, per ripensare le prossime iniziative. Noi crediamo e vogliamo sperare che si tratti di una fase temporanea, e dunque che si possa ricominciare con incontri pubblici e attività aperte agli spettatori e ai partecipanti, nel frattempo cerchiamo di non perdere il filo del dialogo con i cittadini, e ci stiamo dedicando alla ristrutturazione del nostro sito, a creare pagine divulgative sulle nostre attività del passato e dei nostri futuri progetti.

  • Cʜᴇ ʀᴀᴘᴘᴏʀᴛᴏ ᴀᴠᴇᴛᴇ ᴄᴏɴ ʟᴇ ɪsᴛɪᴛᴜᴢɪᴏɴɪ ʟᴏᴄᴀʟɪ ᴄᴏɴ ᴄᴜɪ ᴄᴏʟʟᴀʙᴏʀᴀᴛᴇ?

L’Associazione è nata proprio in seguito ad uno stimolo preciso che veniva da parte dell’amministrazione comunale che aveva bisogno di una collaborazione operativa per mettere in piedi quelle iniziative che servivano a dare attuazione alla progettualità a cui facevo prima riferimento. Nel tempo abbiamo trovato i nostri spazi di intervento e iniziativa.

  • Fᴀʀᴇ ʀᴇᴛᴇ ᴇ̀ ᴜɴ ᴅᴇsɪᴅᴇʀɪᴏ ᴏ ᴜɴ ʙɪsᴏɢɴᴏ? 

Per una piccola associazione è fondamentale creare una rete di collaborazione e supporto per mettere in comune energie individuali e meglio sfruttare quelle strutture di cui ci si dota, se sono molto costose. Inoltre la burocrazia è sempre più pesante tanto da configurarsi come un impedimento ad operare, e – qualora si riesca a partire – il volontario si trova di fronte ad un impegno che assume i connotati di un vero e proprio lavoro. Purtroppo fare rete non è facile, perché in genere le associazioni – nella mia esperienza – tendono a curare il proprio orticello, badano a loro stesse e difficilmente cercano il dialogo e la collaborazione, evitando che si crei quella sinergia che sarebbe tanto utile a tutti. Lo stesso confronto con spirito critico costruttivo non trova spazio, in quanto viene percepito come un’invasione indebita di campo e non come opportunità reale di crescita.

  • Nᴇʟʟᴇ ᴀssᴏᴄɪᴀᴢɪᴏɴɪ ᴄ’ᴇ̀ ᴜɴ ᴘʀᴏʙʟᴇᴍᴀ ᴅɪ ʀɪᴄᴀᴍʙɪᴏ ɢᴇɴᴇʀᴀᴢɪᴏɴᴀʟᴇ: ᴄᴏᴍᴇ ᴠɪ ᴘᴏɴᴇᴛᴇ?

La partecipazione del volontario non cade dal cielo. Non ci si può limitare a dire: “l’associazione è aperta, venite e partecipate” e guardarsi poi attorno desolati perché l’invito non è stato accolto. Occorre coinvolgere le persone direttamente, chiamarle anche a casa, farle partecipi di finalità e progetti, allora accade che quella endemica mancanza di tempo, che è alla base di dinieghi o della paura di “imbarcarsi” in nuovi progetti, diventi meno ingombrante e possa essere un problema risolvibile, perché è fondamentale creare entusiasmo, agire sul senso di utilità del contributo di ciascuno, non a caso il titolo di una pubblicazione di cui ci siamo fatti promotori si intitola proprio “Se ognuno di noi” e racconta la vita – e i valori a cui si ispirava – di Padre Pino Puglisi che affermava: “Se ognuno di noi fa qualcosa, insieme possiamo molto”.

  • Cᴏsᴀ ᴘᴇɴsᴀ ᴅᴇʟ ᴘʀᴏɢᴇᴛᴛᴏ “ᴀʟᴛᴀ sᴄᴜᴏʟᴀ” ᴅᴀ ғᴀʀᴇ ᴀ Jᴇsɪ?

Ovviamente la legge del Terzo Settore ha il merito di avere riconosciuto l’enorme contributo di enti e associazioni che sono una colonna portante del nostro sistema economico e sociale. È importante conoscere il quadro normativo e imparare a muoversi entro il perimetro disegnato. Se fare rete è un bisogno, allora saper fare rete è una competenza necessaria. L’alta scuola può aiutare chi lavora in questo settore a farlo con maggiore professionalità ed efficienza. Va dato atto al Coordinamento delle Associazioni di Volontariato e Promozione Sociale Ambito IX di aver individuato questa priorità e di aver strutturato un percorso che possa contribuire alla formazione e alla maggiore consapevolezza e professionalità di chi opera nel volontariato.

Essere volontari…al quadrato

Dopo presidenti di associazioni, rappresentanti della politica locale e riflessioni autorevoli, raccogliamo le considerazioni di un giovane che ha scelto di impegnarsi e di partecipare alla vita della sua comunità come volontario. Scopriamo perché nell’intervista a Riccardo Ciampichetti, che ringraziamo (insieme ad Arci Servizio Civile Jesi) per la disponibilità.

  • ᴀᴛᴛᴜᴀʟᴍᴇɴᴛᴇ ғᴀɪ ɪʟ ᴠᴏʟᴏɴᴛᴀʀɪᴏ ᴘʀᴇssᴏ ʟᴀ Croce Rossa Italiana di Castelplanio ᴇ sᴇɪ Oᴘᴇʀᴀᴛᴏʀᴇ Vᴏʟᴏɴᴛᴀʀɪᴏ ɪɴ Sᴇʀᴠɪᴢɪᴏ Cɪᴠɪʟᴇ ᴜɴɪᴠᴇʀsᴀʟᴇ ᴘʀᴇssᴏ ʟᴀ ᴄᴀsᴀ ᴅɪ ʀɪᴘᴏsᴏ Mᴏɴᴛᴇᴄᴀʀᴏᴛᴛᴏ. Cᴏsᴀ ᴛɪ ʜᴀ sᴘɪɴᴛᴏ ᴠᴇʀsᴏ ʟ’ᴜɴᴀ ᴇ ᴄᴏsᴀ ᴠᴇʀsᴏ ʟ’ᴀʟᴛʀᴀ?

Curiosità e voglia di aiutare gli altri. Quello che mi ha avvicinato alla CRI è stato il fatto che era un mondo che già conoscevo grazie al fatto che anche mia madre è volontaria, la curiosità di scoprire per bene come funzionasse quel mondo affascinante ha fatto il resto. Per il Servizio Civile invece è stata la voglia di mettermi in gioco anche durante gli studi universitari appena intrapresi.

  • Iʟ Cᴏᴠɪᴅ-19 ʜᴀ ᴄᴀᴍʙɪᴀᴛᴏ ɪʟ ᴛᴜᴏ ᴇssᴇʀᴇ ᴠᴏʟᴏɴᴛᴀʀɪᴏ? Sᴇ sɪ̀, ᴄᴏᴍᴇ?

Il Covid-19 ha purtroppo un po’ logorato i rapporti tra noi volontari e coloro che assistiamo. Non potergli stare più vicini come prima, nascondere il nostro e il loro volto con mascherine e talvolta anche visiere impedendoci di comunicare con le espressioni e di poterci scambiare anche un semplice sorriso sta rendendo tutto un po’ più difficile.

  • Tᴜᴛᴛɪ ᴅɪᴄᴏɴᴏ ᴄʜᴇ ɪʟ ᴍᴏɴᴅᴏ ɴᴏɴ sᴀʀᴀ̀ ᴘɪᴜ̀ ʟᴏ sᴛᴇssᴏ ᴅᴏᴘᴏ ɪʟ Cᴏᴠɪᴅ 19: ᴄᴏᴍᴇ ᴠɪᴠᴇᴛᴇ ᴠᴏɪ ɢɪᴏᴠᴀɴɪ ǫᴜᴇsᴛᴀ ᴘᴀɴᴅᴇᴍɪᴀ? Nᴇ ᴘᴀʀʟᴀᴛᴇ sᴜɪ sᴏᴄɪᴀʟ, ɴᴇʟʟᴇ ᴄʜᴀᴛ?

Quasi quotidianamente ci informiamo e discutiamo sulle notizie e gli aggiornamenti riguardo la situazione. Mai esageratamente ma ritengo che per ragazzi della nostra età restare informati sia particolarmente un dovere, senza trascurare la vita sociale e i momenti di svago anche in questa delicata fase della vita di tutti noi.

Emergenza e volontariato: intervista al sindaco di Jesi Massimo Bacci

Superata la fase dell’emergenza, il “durante” è tempo fertile per un primo bilancio e per la progettazione del futuro del volontariato.
Intervista al primo cittadino di Jesi, Massimo Bacci.

  • Fᴏʀᴛᴇ ᴅɪ ᴜɴᴀ ᴇsᴘᴇʀɪᴇɴᴢᴀ ᴠɪssᴜᴛᴀ ᴅᴀ ᴘʀɪᴍᴏ ᴄɪᴛᴛᴀᴅɪɴᴏ, ᴄᴇʀᴛᴏ ᴍᴏʟᴛᴏ ɪᴍᴘᴇɢɴᴀᴛɪᴠᴀ ᴀɴᴄʜᴇ sᴏᴛᴛᴏ ɪʟ ᴘʀᴏғɪʟᴏ ᴜᴍᴀɴᴏ, ᴄʜᴇ ᴄᴏsᴀ ᴘᴜᴏ̀ ᴅɪʀᴄɪ ᴅᴇʟ ʀᴀᴘᴘᴏʀᴛᴏ ᴛʀᴀ ᴄʀɪsɪ Cᴏᴠɪᴅ 19 ᴇ ᴠᴏʟᴏɴᴛᴀʀɪᴀᴛᴏ?

È stata questa della pandemia una occasione per confermare lo straordinario ruolo del terzo settore a supporto delle strutture sanitarie e degli enti pubblici. Le associazioni di volontariato hanno mostrato, tutte e nessuna esclusa, grande senso di responsabilità, piena consapevolezza della drammatica situazione sociale ed economica che si è creata ed hanno contribuito in maniera determinante ad aiutare – solo per restare nel nostro territorio – centinaia e centinaia di famiglie in difficoltà. Certo, non lo hanno potuto fare con la vicinanza fisica, che è un po’ l’essenza di chi fa volontariato per gli altri, ma certamente non solo fornendo mezzi di sussistenza, ma anche mantenendo un dialogo ancorché a distanza. 

Il Comune di Jesi ha percepito subito che poteva fare pieno affidamento sul volontariato e ovviamente ne ha attinto a piene mani per garantire servizi assolutamente indispensabili, così come la distribuzione di beni di prima necessità. Avremo certamente modo, a conclusione di questo periodo, di testimoniare tangibilmente il senso di gratitudine dell’Amministrazione comunale e della Comunità tutta a quanti si sono prodigati per non lasciare solo nessuno. 

  • Sɪᴀᴍᴏ ᴀɴᴄᴏʀᴀ ɴᴇʟʟᴀ ғᴀsᴇ ᴅᴇʟ “ᴅᴜʀᴀɴᴛᴇ” ᴇᴅ ᴇ̀ ᴇssᴇɴᴢɪᴀʟᴇ, ʟᴏ ᴅɪᴄᴏɴᴏ ɪɴ ᴍᴏʟᴛɪ, ᴄʜᴇ ʟᴏ sɪ ᴘᴇɴsɪ ɢᴜᴀʀᴅᴀɴᴅᴏ sɪᴀ ᴀʟ ᴘᴀssᴀᴛᴏ ᴄʜᴇ ᴀʟ ғᴜᴛᴜʀᴏ. Cʜᴇ ᴘᴀssᴀᴛᴏ ʜᴀ ᴀᴠᴜᴛᴏ ᴇ ᴄʜᴇ ғᴜᴛᴜʀᴏ ᴀᴠʀᴀ̀ ɪʟ ᴠᴏʟᴏɴᴛᴀʀɪᴀᴛᴏ, ǫᴜᴇʟʟᴏ ɪɴ ᴘᴜʀᴇᴢᴢᴀ ᴅɪ ᴍᴏᴛɪᴠᴀᴢɪᴏɴɪ ᴇ ᴅɪ ɢᴇsᴛɪᴏɴᴇ, sᴇᴄᴏɴᴅᴏ ɪʟ sɪɴᴅᴀᴄᴏ Bᴀᴄᴄɪ?

Inutile guardare al passato, perché da questa emergenza si uscirà con un mondo completamente cambiato dove sarà importante, anche per il volontariato, essere pronto a recepire le nuove esigenze. Ma sotto questo profilo sono molto fiducioso, perché l’esperienza del Covid-19 ha mostrato grande capacità di risposta. La parola d’ordine è resilienza, capacità di adattamento ad una nuova situazione e di risposta conseguente. Per questo insieme all’assessore ai servizi sociali Marialuisa Quaglieri, abbiamo condiviso la necessità di istituire tavoli di confronto per ricevere dalla viva voce delle associazioni di volontariato riflessioni e considerazioni per meglio orientare l’azione in futuro. In questo contesto ritengo il coordinamento del volontariato uno strumento assolutamente indispensabile per ottimizzare risorse ed energie in una prospettiva di arrivare a fornire risposta ai nuovi bisogni che emergeranno.

In che modo è da vederlo insieme, anche sperimentando momenti di formazione condivisa che possano permettere a volontari già navigati ed a nuovi cittadini disponibili a farne parte di conoscere e approfondire tematiche utili per rendere il loro supporto effettivamente efficace.

Se il mondo intero pare divenuto una prigione

“Qua dentro, là fuori…”. Là dentro, qua fuori. Il contributo di Samuele Animali, del Direttivo Antigone Marche ci aiuta a completare lo sguardo sulla nostra realtà e le sue complessità in tempo di pandemia.

  • Pᴇʀᴄʜᴇ́ ᴘʀᴏᴘʀɪᴏ ɪʟ ᴄᴀʀᴄᴇʀᴇ.

Il carcere è per definizione un luogo fuori dal mondo. Eppure se vuoi capire il mondo devi andare in carcere. Proprio come gli archeologi trovano i reperti più interessanti nei cimiteri e negli immondezzai, così il carcere è, per tanti versi, la discarica della società.
Il carcere è lo specchio deformato del mondo. Le persone che lo popolano sono spogliate di ogni dignità e di ogni autonomia. Rappresenta l’anello più fragile della nostra società per quanto riguarda i diritti civili ed tra i punti di emersione principali delle tensioni che l’attraversano. Qui le cose accadono prima e producono effetti peggiori.

  • Cʜᴇ ᴄᴏsᴀ sᴜᴄᴄᴇᴅᴇ ᴄᴏɴ ɪʟ ʟᴏᴄᴋᴅᴏᴡɴ.

Nulla, verrebbe da dire. Per i detenuti il confinamento è a condizione normale. Senonché il nostro lockdown presuppone una casa “comoda”, e quindi mette maggiormente in difficoltà i senza dimora, i minori in comunità, i richiedenti asilo, e anche i detenuti. Se il mondo intero pare divenuto una prigione, le prigioni vere sono diventate inferno. Il sovraffollamento delle prigioni produce normalmente disagio, ma la preoccupazione per il Covid-19, assieme alla sospensione delle visite imposta dall’amministrazione penitenziaria (potendo far poco altro), nel mese di marzo ha innescato proteste e rivolte. Numerosi detenuti sono morti (13), in alcuni casi per cause ufficialmente ancora non definite.

  • Aɴᴛɪɢᴏɴᴇ.

Assieme alle visite è stata sospesa gioco-forza anche l’attività delle associazioni all’interno degli istituti. Antigone in particolare è un’associazione nazionale che si occupa di tutela dei diritti civili, prestando un supporto di carattere giuridico, amministrativo, sanitario. Non è necessario un gran numero di soci attivi, avere a che fare con il carcere è un’esperienza molto particolare all’inizio, occorrono una forte motivazione ed anche una preparazione specifica, che si acquisisce solo con l’esperienza o potendo contare su specifiche competenze professionali.

  • Jᴇsɪ ᴇ Vᴀʟʟᴇsɪɴᴀ.

Diversi soci di Antigone Marche abitano a Jesi e in Vallesina, anche se a Jesi non c’è più un carcere da molti anni ormai. Le strutture più vicine sono la casa di reclusione di Barcaglione e la casa circondariale di Montacuto, entrambe in Ancona. Chi non entra negli istituti si occupa dell’attività di sensibilizzazione sul territorio e nelle scuole o dell’interlocuzione con le istituzioni. Questa attività ovviamente non si è mai fermata e abbiamo lavorato via mail e in videoconferenza, cosa che già facevamo normalmente.

  • Lᴀ sɪᴛᴜᴀᴢɪᴏɴᴇ.

Tutte le strutture carcerarie marchigiane sono interessate a turno da visite a carattere ispettivo svolte nell’ambito di un progetto denominato osservatorio nazionale sulle condizioni della detenzione. Nel 2019 Antigone ha visitato 100 istituti in Italia: in quasi la metà c’erano celle senza acqua calda, in più della metà c’erano celle senza doccia. Le condizioni igienico-sanitarie sono spesso precarie, talvolta mancano prodotti per la pulizia e l’igiene. Come fai a mantenere le distanze se tre persone vivono in celle da 12 metri quadri? Il rischio si estende agli operatori: poliziotti medici, infermieri, personale civile.
Si è resa necessaria la scarcerazione anticipata di un certo numero di reclusi gravemente malati o a fine pena, in genere sostituendo la reclusione con modalità di detenzione domiciliare. I Tribunali hanno avuto modo di evidenziare che il diritto alla salute (art. 32 Cost.), specie quando riguarda soggetti già affetti da gravi patologie, può prevalere sull’esigenza di eseguire la pena per intero. La Costituzione (art. 27) chiarisce anche che la pena non può consistere in trattamenti contrari al senso di umanità. In questo particolare momento si tratta anche di consentire telefonate o video-telefonate quotidiane, di fornire dpi a tutto il personale penitenziario, di garantire la sanificazione degli ambienti.

  • Dᴏᴠᴇ sᴛɪᴀᴍᴏ ᴀɴᴅᴀɴᴅᴏ.

Sono ancora troppo affollate le carceri. Nemmeno quattromila persone sono state scarcerate, in genere trasferite alla detenzione domiciliare, sulle oltre sessantunomila che c’erano a fine febbraio. Eppure queste riduzioni di pena hanno suscitato scandalo.
È che confondiamo il carcere col sistema penale e la scarcerazione con l’impunità. Mentre la pena del carcere è una pena residuale, l’ultima ratio, in un sistema in cui esistono molti tipi di pena, dalle pene pecuniarie, a quelle riparative, a varie forme di privazione della libertà di movimento…
In un carcere come quello odierno le persone di regola escono peggiore e più pericolose di come sono entrate.
Ecco, molto banalmente, il senso dell’occuparsi dei detenuti cercando di contribuire a garantire un trattamento umano e non degradante. Non perché sono tuoi concittadini, o tuoi parenti, o brave persone. Ma perché è indifferente che lo siano. La com-passione in questo caso sta nel riconoscere l’uomo nonostante tutto, là dove il rischio di non riconoscerlo è più grande perché maggiore è la distanza.
Quindi in primo luogo il rispetto è presupposto della possibilità di recuperare alla comunità le persone, e questa è la massima declinazione della sicurezza. In secondo luogo, quando mi occupo della condizione di una persona ristretta mi occupo di me stesso, perché un trattamento degradante non è tale solo per chi lo subisce, ma anche per chi lo provoca o lo permette, ogni violazione consuma un diritto di tutti e di ciascuno.

Conviene ricordare le parole della Via crucis del 10 aprile scorso, che il Papa ha fatto scrivere da persone le cui vite a vario titolo incrociano il carcere: a chi grida crocifiggilo, crocifiggilo occorre rispondere che l’unica giustizia possibile passa per la misericordia.

Solidarietà in Vallesina, aiuti in ordinaria emergenza

L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo non ha certo sopito bisogni legati al sostentamento: continua il nostro viaggio virtuale in ascolto delle sfaccettate realtà del territorio. Intervista a Massimo Costarelli, Presidente dell’ Associazione Aiuti in Vallesina Onlus, che dal 2015 si occupa di solidarietà sociale.

  • Come sta affrontando la sua Associazione l’emergenza COVID-19  ?

La nostra associazione, attiva nel perseguimento di due missioni sociali, cioè il recupero delle eccedenze alimentari da aziende ed attività commerciali e la ridistribuzione della stessa merce  alle associazioni caritatevoli beneficiarie di tredici Comuni della media Vallesina, è proseguita regolarmente grazie all’operato dei volontari anche nei primi giorni di blocco, molto prima della definizione delle linee guida operative per lo svolgimento delle attività dei volontari del Terzo Settore che in seguito ci ha aiutati ad inquadrare meglio la conformità della nostra attività. Abbiamo operato con qualche difficoltà oggettiva e materiale in più, per l’evidenza delle nuove ordinanze e delle direttive che hanno interessato ovviamente anche i nostri fornitori, in particolare in relazione a movimenti, ad attività ed a comportamenti; l’attività è, comunque, proseguita regolarmente e senza discontinuità a servizio dei nostri beneficiari.

  • Quali difficoltà sta incontrando la sua Associazione nello svolgimento della propria attività solidale?

In questo momento, l’attività prosegue regolarmente, senza intoppi, anzi, in questo periodo, sono state strette collaborazioni ulteriori con strutture riconducibili alle istituzioni, per esempio Protezione Civile Regionale, o alle Associazioni locali. La riapertura delle attività delle associazioni caritatevoli locali ci ha permesso di tornare alla nostra normale attività.

  • Quali esperienza sta maturando la sua Associazione a seguito dell’emergenza COVID-19 nel presente e per il futuro?

La nostra associazione è a servizio degli operatori che operano a favore del superamento della problematica del disagio alimentare; quindi nulla è cambiato rispetto a prima se non l’evidente peggioramento della problematica di carattere sociale. La nostra attività è, e resta necessaria nel contesto della problematica.

Per il futuro i Piani pandemici nazionali e regionali dovranno definire fin da subito analiticamente l’impegno e l’utilizzo del Terzo Settore in fase di emergenza onde evitare esitazioni ed insicurezze.