Consulta per la Pace: volontari al tempo della “guerra” al Covid-19

Tra attivismo e voglia di iniziare a programmare il futuro, intervista a Paolo Gubbi, coordinatore della Consulta per la Pace di Jesi.

  1. In primis, e in sintesi, che cosa è e come funziona la Consulta?

La Consulta per la pace è un Istituto di partecipazione del Comune di Jesi, ha celebrato i 20 anni di attività nel 2019. Il suo compito è quello di diffondere la cultura della pace e della solidarietà fra la cittadinanza, organizzando eventi come la “Giornata della pace” del 6 gennaio in cui, al mattino, si lanciano i palloncini con il messaggio di pace degli studenti delle scuole primarie e nel pomeriggio c’è un convegno con ospiti che sono testimoni dei temi di cui si occupa la Consulta. Attualmente ne fanno parte 30 associazioni di volontariato, comprese quelle di religione islamica.

  • Il Covid 19 e le associazioni come le conosce lei nella Consulta: che relazioni si sono innescate fra queste due realtà dell’oggi?

Viviamo un momento surreale, dove in poco tempo si è fermato tutto, dove in poche settimane abbiamo dovuto cambiare abitudini quotidiane che praticavamo da sempre. Possi affermare, però, che nonostante tutto questo non si è fermata la macchina della solidarietà e dell’attivismo delle associazioni, anzi, alcune di esse hanno aumentato il loro intervento verso la comunità. Certo, sono più visibili le associazioni direttamente coinvolte sul campo, come la Croce Rossa, la Caritas, l’A.D.R.A. , l’Avis ma anche le altre sono impegnate in attività di vero aiuto a persone od enti che ne hanno bisogno.

Molti volontari di associazioni non socio-sanitarie vogliono dare una mano e mi chiedono come fare. Molti di loro confluiscono nella Protezione Civile e si adoperano con essa per portare aiuti, distribuire beni di prima necessità a chi ne ha bisogno. Altre associazioni, a carattere più culturale, promuovono raccolte fondi da donare al Comune o all’ospedale Carlo Urbani; si raccolgono anche materiali per le altre associazioni impegnate sul campo, quali mascherine e guanti; alcune associazioni continuano il loro supporto psicologico a donne bambini, agli anziani, a tutti coloro che sono più fragili e vulnerabili di fronte alle conseguenze di questa pandemia, portando anche un aiuto economico.

“2000 idee per la Pace”: lancio dei palloncini del 6 gennaio
  • Il volontariato che non si muove nell’ambito socio-sanitario come vive questo tempo dell’emergenza e delle sofferenza?

Nessun volontario sta dietro le quinte, per così dire. Chi non si occupa direttamente di sanità mette a disposizione il suo tempo e le sue competenze per consigliare, pianificare e assistere chi ne ha bisogno. Certo, la limitazione dei movimenti e degli spostamenti non agevola un contato diretto con chi chiede aiuto ma la maggior parte delle associazioni dispone di una rete di contatti virtuali che consentono di intervenire realmente laddove c’è richiesta di supporto psichico e fisico.

In ogni volontario c’è la parte dell’agire, del darsi da fare per gli altri e c’è la parte della persona che subisce questa situazione, con le paure e le incertezze per il futuro.

  • L’associazionismo culturale del territorio, secondo lei, possiede strumenti, luoghi, esperienze per far fronte al cosiddetto “tempo post-Covid 19”?

Nella cosiddetta Fase 2 l’associazionismo si potrà inserire a pieno titolo e sarà fondamentale per la ripartenza. Se da una parte si dice che nulla potrà essere come prima dall’altra le associazioni hanno i mezzi e gli strumenti affinchè si torni ad agire come prima.

Sarà sempre più importante la rete che mette in contatto le associazioni tra di loro per pianificare, studiare e valutare le strategie da mettere poi fisicamente sul campo, proseguendo l’attività di intervento nella società, una società che andrà aiutata a ripartire con uno spirito sempre più solidale visti i tempi duri che ci attendono nel futuro prossimo.

  • Consulta e istituzioni, volontariato e istanze del pubblico: ci sono novità?

Per ora c’è una fase di congelamento, nel senso che gli eventi che avevamo in programma sono rimandati a data da destinarsi.  Molto dipenderà da come si evolve la situazione che attualmente rende difficile pianificare eventi con il pubblico presente. Volevamo fare un convegno sulla guerra in Ucraina, una delle tante taciute dalla maggior parte dei media. Il Mercatino dei bambini, che è l’appuntamento istituzionale più immediato, volevamo anticiparlo a giugno, lo rimandiamo al prossimo anno. Altro appuntamento istituzionale sono i Mercatini di Natale solidale, anche qui prevedo un rinvio.

Comunque, a livello di Ufficio di Presidenza della Consulta occorrerà incontrarci in video conferenza per iniziare a pianificare il futuro, tra di noi volontari e le associazioni e l’amministrazione comunale. Quello che ho detto prima sugli eventi è solo una mia previsione che va condivisa con tutta l’assemblea della consulta. Stabiliremo tutti insieme la linea da seguire. C’è un’attività pratica di volontariato che non si è mai fermata e poi c’è la parte programmatica che ha bisogno di essere rimessa in moto.

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