Nulla sarà più come prima

Silvano Sbarbati, a nome del Coordinamento delle AdV e APS, riprende e sviluppa alcuni sputi ricavati dalla lettura dell’ultimo numero del quindicinale di informazione “Jesi e la sua Valle”.

La ben costruita intervista di Matteo Tarabelli al sindaco di Jesi Massimo Bacci porta un titolo che richiama una idea che in queste settimane si è molto diffusa, forse perché convincente: “Nulla sarà come prima”. E poi un sottotitolo dove il sindaco dice testualmente (tra virgolette): “Questa emergenza ci ha cambiato, non sarà semplice ripartire, ma stiamo riscoprendo il senso di comunità”. Ora, chi abbia interesse per l’argomento può accedere all’ultimo fascicolo di Jesi e la sua Valle del 25 aprile, alle pagine 12 e 13.

Qui, nel contesto proprio del mondo del volontariato, vorrei cercare di approfondire quanto emerge dalle dichiarazioni del sindaco che, alla domanda su ciò che di positivo ha vissuto in queste settimane di emergenza Covid 19, definisce il volontariato  (dentro il contesto del Terzo Settore)  come un “gigantesco  patrimonio che abbiamo fra le mani”. Dopo averlo ringraziato per il coraggio e il determinante contributo, Bacci anticipa pure che con l’assessore  Marialuisa Quaglieri  sta “valutando interventi per valorizzare ulteriormente questa rete di reciproco aiuto, con l’obiettivo di non disperdere uno dei pilastri più vigorosi di questo territorio”.

Dunque: volontariato come “gigantesco patrimonio” e impegno del  Comune per “valorizzare e non disperdere questo pilastro vigoroso del territorio”.

Le due metafore sono suggestive e di forte impatto comunicativo. Pensare al volontariato come patrimonio rimanda ad una ricchezza; e qui vorremmo riuscire a capire di  che cosa sia fatta questa ricchezza. Non di denaro, certo, né di poteri istituzionali, né di strumentazione.  Forse di “capitale umano”, usando una brutta metafora che rimanda alla fabbrica. Certo, il volontariato è una ricchezza di disponibilità, di attenzioni, di cura proprie di persone verso altre persone. Dunque volontariato come patrimonio, come giacimento di umanità. 

Ci voleva il Covid 19  e le sofferenze derivanti per “riscoprire” questo elemento che è collante di ogni comunità. Lo sottolinea il sindaco, nelle sue dichiarazioni e possiamo soltanto condividere, sottolineando  tuttavia che se un senso di comunità è stato “riscoperto” vuol dire che esisteva, pur sottotraccia , pur se velato da altri valori meno sostanziali.

Ecco: quando si afferma che “nulla sarà come prima” vorremmo che quel nulla  – che richiama il vuoto – venisse riempito di cose, di concreti riferimenti a cui indirizzare il fare del dopo… Proviamo a fare un elenco?

  1. Togliere il “velo oscurante”  che ha coperto la capacità del volontariato di fare comunità, accreditandolo tra i soggetti di riferimento delle scelte fondamentali per la città e il territorio;
  2. Riposizionarlo all’interno delle priorità del bilancio comunale;
  3. Fare chiarezza istituzionale sull’associazionismo e le sue diverse nature rispetto al volontariato in ambito locale, nell’alveo della nuova legge sul Terzo Settore;
  4. Dare attenzione costante ai bisogni espressi dal volontariato, compreso quello di formazione per aumentarne la capacità di capire e agire a favore della propria comunità;
  5. Alfabetizzare e sensibilizzare le istituzioni pubbliche perché interpretino meglio i desideri del volontariato (tutto intero, in tutte le sue forme di intervento) senza settorializzarli negli ambiti di ciascuna associazione, ma integrandoli – finalmente e concretamente – nella logica di rete.

Silvano Sbarbati

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