LETTERA APERTA SUL VOLONTARIATO DEL TERRITORIO

Ai Sindaci, alle Associazioni del Terzo Settore, al Mondo del Volontariato

La recente esternazione del Presidente dell’ANFFAS Jesi sul “caso” della Eredità Cesarini ha, tra l’altro, chiamato in causa il ruolo del Coordinamento delle Associazioni di Volontariato e di Promozione Sociale operanti nell’Ambito Territoriale Sociale IX.

Lo ringraziamo per questa sua chiamata a correo su una vicenda importante come è quella che riguarda l’utilizzo del lascito testamentario Cesarini a favore di persone diversamente abili.

Lo ringraziamo, perché così facendo pone l’accento su un assoluto, urgente bisogno di una nuova mentalità, di un nuovo approccio per affrontare le questioni del sociale dal punto di vista dell’associazionismo.

Questa novità è, in primis, quella di pensare ed agire con una logica di rete. Insieme, non divisi.

Poi, questa novità è ancora più attuale in virtù della ormai famosa sentenza n.131 del 2020 con cui la Corte Costituzionale ha sancito la co-programmazione e la co-progettazione negli interventi delle istituzioni pubbliche, da attuare insieme con gli Enti del Terzo Settore. Ovvero il mondo dell’associazionismo nelle sue diverse articolazioni.

La vicenda del lascito Cesarini dimostra, ancora una volta, che l’associazionismo deve essere coinvolto, da parte delle istituzioni pubbliche, nelle decisioni.

Ciò, soprattutto, per il contributo essenziale da parte dell’associazionismo nella individuazione dei bisogni e nella loro soluzione concreta.

D’altra parte, ci sentiamo di riaffermare come in questa, ed in altre vicende, il mondo dell’associazionismo del territorio non abbia saputo muoversi in rete, non abbia saputo trovare la giusta motivazione per aggregarsi, accogliendo le istanze più diverse e facendole diventare “massa critica” per orientare le scelte delle istituzioni.

Questa incapacità si paga in termini di coinvolgimento tardivo, di incomprensioni, talvolta anche di polemiche strumentali.

Quindi noi diciamo

  • alle istituzioni pubbliche:

che coinvolgere il Terzo Settore è il modo migliore (efficace e rapido) per conoscere i bisogni del territorio e rispondervi adeguatamente, anche se è un lavoro faticoso, anche se pare rallentare il percorso realizzativo. Cambiare atteggiamento è ormai una strada obbligata.

  • Al Terzo Settore, al mondo del volontariato tutto:

di fare rete. Pensare insieme, ed agire in collaborazione, è ormai una necessità, non un vezzo partecipativo. Cambiare atteggiamento, anche qui, è la strada maestra da imboccare.

E tutto questo – non va dimenticato – viene esasperato dall’emergenza pandemica in atto.

Noi del Coordinamento siamo a disposizione, come sempre.

                                                                                          Il Coordinatore

                                                                                          (Carlo Bellocchi)

Decreto sostegni e Terzo settore, slitta a fine maggio la scadenza per l’adeguamento statuti con regime semplificato

Città: ANCONA – Giovedì, 25 Marzo 2021Scritto da Ufficio Stampa CSV Ancona

Tra le misure previste, il nuovo termine posticipato al 31 maggio 2021, per adeguare gli statuti al Codice del Terzo settore, in regime semplificato. Il CSV Marche ricorda quali sono gli enti interessati e come funziona il suo servizio di consulenza. Sulla pagina web dedicata nel sito della Regione Marche, le indicazioni per gli Ets che hanno già provveduto agli adeguamenti statutari.  

ANCONA – Il recente Decreto sostegni (Decreto Legge  22 marzo 2021 n. 41 “Misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all’emergenza da Covid-19”), all’art. 14, 2^ comma, ha prorogato al 31 maggio 2021 la scadenza per l’adeguamento degli statuti di Aps, Odv e Onlus, superando così il precedente termine del 31 marzo 2021 della Legge 27 novembre 2020, n. 159 (Conversione in legge, con modificazioni, del precedente decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125).

Il 31 maggio 2021 è dunque il nuovo termine entro il quale le organizzazioni di volontariato (Odv), le associazioni di promozione sociale (Aps) e le Onlus iscritte nei rispettivi registri (e costituite prima del 3 agosto 2017) possono modificare i propri statuti in regime semplificatoovvero con le modalità e le maggioranze previste per le deliberazioni dell’assemblea ordinaria,  al fine di adeguarli alle nuove disposizioni introdotte dal codice del Terzo settore. Per maggiori informazioni sull’adeguamento degli statuti, qui un focus dedicato  sul sito Cantiere terzo settore.

Come ribadito dalla Circolare del Ministero del lavoro n.13 del 31 maggio 2019 e dalla Risoluzione dell’Agenzia delle entrate n.89/E del 25 ottobre 2019 il mancato rispetto di questo termine non ha conseguenze circa l’accesso a misure promozionali o aspetti fiscali.

E’ quindi possibile, per le Odv, le Aps e le Onlus, così come per tutte le altre associazioni, adeguare lo statuto anche dopo il 31 maggio 2021, con  assemblea straordinaria (la quale prevede solitamente quorum costitutivi aggravati rispetto a quella ordinaria).

Con l’occasione il CSV Marche ricorda quali sono gli enti che devono adeguare il proprio statuto e come funziona il suo servizio di consulenza specifico:

Con riferimento al territorio marchigiano sono tenute ad adeguare gli statuti le seguenti associazioni:

  • Le organizzazioni di volontariato iscritte al Registro regionale del volontariato tenuto dalla Regione Marche consultabile al seguente link >>
  • Le associazioni di promozione sociale iscritte al Registro regionale della promozione sociale tenuto dalla Regione Marche consultabile al seguente link >>
  • Le associazioni che sono articolazioni territoriali e i circoli affiliati alle associazioni di promozione sociale già iscritte nel Registro Nazionale consultabile al seguente link >>
  • Le ONLUS iscritte all’Anagrafe regionale delle Onlus consultabile al seguente link >>

Pertanto chi non rientra nei casi suddetti non è tenuto ad adeguare lo statuto; casomai potrà valutare se e in che modo la sua associazione potrà diventare un ente del terzo settore, senza alcun tipo di scadenza, in base al proprio percorso di vita associativa.

Per tutti i casi elencati invece vige la possibilità, entro la nuova scadenza del 31 maggio 2021, di adeguare il proprio statuto in modalità semplificata, cioè con l’assemblea ordinaria, facendo però attenzione ad inserire negli attuali statuti vigenti solo ed esclusivamente le variazioni obbligatorie e derogatorie indicate nella Circolare n.20 del 27 dicembre 2018 

Le associazioni che nella fase di adeguamento vorranno apportare anche altre modifiche al proprio statuto o vorranno modificare la natura giuridica (ad es. trasformarsi da Odv ad Aps) dovranno convocare un’assemblea straordinaria, che si potrà fare quindi anche dopo il 31 maggio 2021.

Per gli enti elencati sopra resta comunque l’obbligo di adeguare i propri statuti al fine di essere pronti per quando sarà istituito ed operativo il RUNTS – Registro unico nazionale del terzo settore.

A questo link segnaliamo la pagina web che la Regione Marche ha pubblicato in relazione ad adeguamenti statutari e adempimenti propedeutici per l’iscrizione al Runts.

Ecco spiegato di seguito come funziona il servizio di consulenza del CSV per le associazioni che devono adeguare lo statuto:

Possibilità di scaricare i materiali:sia enti che persone fisiche potranno scaricare il kit sull’adeguamento statuti per le Odv e le Aps, predisposto con tutta la documentazione aggiornata, dall’area riservata del sito di CSV Marche (previa registrazione).

Modalità consulenza:Le  Odv (Organizzazioni di volontariato) e le Aps (Associazioni di promozione sociale) iscritte al Registro regionale potranno accedere alla consulenza gratuita di supervisione bozza del nuovo statuto, se decidono di utilizzare lo schema di statuto CSV ed evidenziano le modifiche apportate.

Ugualmente potranno accedere al servizio le Onlus iscritte all’Anagrafe, che decideranno di trasformarsi in Odv o Aps.

Le associazioni interessate al servizio sono invitate a contattare lo sportello provinciale CSV di riferimento per chiedere un appuntamento entro minimo 7 giorni lavorativi antecedenti la data dell’assemblea convocata.

Il servizio comprende:
– la supervisione solo alle modifiche apportate
– la possibilità di accedere ad una sola modalità di erogazione della consulenza (privilegiando la modalità a distanza, o con appuntamento in presenza, nel rispetto dei protocolli anti-covid)

Il servizio NON comprende:
– la correzione e la redazione integrale dello statuto

In presenza di più richieste di adeguamento sia di Odv che Aps, il CSV valuterà la possibilità di organizzare un incontro collettivo, preferibilmente a distanza o in presenza nel rispetto comunque dei protocolli anti-covid, per fornire le prime indicazioni su come impostare il lavoro di adeguamento dello statuto.

Tutte le associazioni interessate ad un servizio specifico di revisione complessiva dello statuto, in particolare quelle che opteranno per l’assemblea ordinaria e/o che non adotteranno lo schema di statuto del CSV, potranno recarsi da uno dei professionisti/consulenti che collaborano con il CSV Marche, con costi a proprio carico.

Per tutti gli enti obbligati all’adeguamento, il CSV fornirà la consulenza sulla procedura da seguire.

Per ogni ulteriore informazione, contattare gli sportelli del CSV>>Ultima modifica il Giovedì, 25 Marzo 2021 16:52

RIPARTIAMO DALLA Z:

“Dai valori aggiunti della spiritualità ai valori aggiunti del terzo settore”Un nuovo importante incontro si aggiunge al percorso di questa edizione di VOLONTARJA

Il mondo del volontariato, le scuole e le istituzioni dialogheranno con due personaggi di grande spessore, tra i maggiori esperti, nei loro settori, d’Italia. Il Cardinale Matteo Maria Zuppi (Arcivescovo di Bologna) ed il Professor Stefano Zamagni (Professore di Economia Politica all’Università di Bologna).

Venerdì 5 Febbraio dalle 18:00 in diretta streaming sulla pagina facebook Comune di Jesi e di Volontarja e sul sito del comune.

Impact: Gaia Baccani

Ringraziamo Gaia, presidente Impact associazione culturale di Jesi, per l’intervista rilasciata al Coordinamento:

1) Da quali bisogni e desideri nasce la sua associazione e a quali esempi di volontariato si ispira?

ImpAct Associazione Culturale è una realtà associativa no-profit del territorio, con alle spalle quattro anni di storia. È stata fondata a Jesi nell’ottobre del 2016 per mano di studenti universitari e liceali, a seguito dell’esigenza comune di trovare gli strumenti per rispondere ai quesiti cui il sapere scolastico e le notizie forniteci quotidianamente dai mass media non rispondono sempre in modo esaustivo.

È proprio in riferimento alla sua mission che l’Associazione si definisce culturale in senso trasversale, il che le permette, attraverso le sue iniziative, di trattare ogni qualsivoglia ambito di interesse, permettendo di soddisfare al meglio l’esigenza originaria di ImpAct.

Nell’ispirarsi ad associazioni di tipo universitario come approccio e curiosità nei temi, l’associazione cerca di essere innovativa e stimolare i singoli associati, e non solo, allo sviluppo di proposte da portare avanti o argomenti da affrontare in incontri con esperti nei settori di volta in volta trattati.

2) Trova difficoltà o meno la sua associazione formata da giovani a dialogare con la generazione che li precede? E perché?

Il dibattito intergenerazionale è un elemento costantemente presente nelle nostre attività e, non a caso, siamo stati chiamati a tenere un workshop proprio sul tema del divario intergenerazionale nel contesto di un festival sulla democrazia lo scorso settembre a Cartosio (AL).

Secondo il nostro punto di vista c’è una difficoltà congenita e naturale nel dialogare con la generazione a sé precedente, ma è importante saperla affrontare perché lo scambio di sapere tra generazioni è un elemento fondamentale di crescita in qualsiasi contesto.

Solitamente ImpAct, nei propri incontri, coinvolge esperti adulti che si rivolgono ad un target giovane e nella sua compagine associativa presenta una componente maggioritaria di under 30; d’altro canto non mancano soci di età più avanzata e, all’occasione, situazioni opposte, ossia interlocutori giovani e pubblico adulto.

3) Quali rapporti esistono con le istituzioni pubbliche e private del territorio?

La nostra associazione è da sempre iscritta a vari albi associazionistici (tra cui quello comunale e regionale), cerca di coinvolgere le istituzioni pubbliche e private all’interno dei propri eventi, partecipando altrettanto a quelli proposti, e riconosce l’importanza sia di operare con logica di rete che di instaurare scambievoli collaborazioni.

Un tasto dolente è, talvolta, la mancata risposta da parte delle istituzioni ad un eventuale stimolo da noi proposto. Non sempre queste, soprattutto le istituzioni pubbliche ai vari livelli di rappresentanza, sono in grado di dedicare sufficienti attenzioni alle associazioni, specialmente alle più piccole, che forse ne necessitano in maggior misura.

Ad ogni modo, ImpAct riconosce le virtù del dialogo con le sovracitate istituzioni e mira a rafforzare ed accrescere i rapporti con le stesse che siano pubbliche o private, locali e non.

4) Voi siete una associazione culturale. Che “cultura” trovate ci sia sul territorio rispetto a temi come la cittadinanza attiva, il volontariato, la legalità?

Ammettiamo con piacere che, rispetto a quando ImpAct è nata, c’è maggiore sensibilità e cultura rispetto ai temi di cittadinanza attiva, volontariato e legalità e non mancano associazioni, community o gruppi autogestiti che li promuovono in forme diverse.

C’è sicuramente ancora molto da fare e, per questo, riteniamo che ci sia la necessità di riscoprire, quanto possibile, una coscienza di responsabilità pubblica, che dovrebbe appartenere ad ogni singolo cittadino. Un ruolo importante, a tale proposito, lo hanno i promotori di cultura che, loro malgrado, hanno spesso difficoltà a portare avanti progetti che potrebbero avere un ampio respiro, ma che in mancanza di risorse e aiuti rimangono azioni sporadiche. L’inserimento di tali progetti in una cornice più ampia può essere una soluzione per garantire continuità e maggiore efficacia.

5) Che temi privilegiate nelle vostre attività e perché?

I temi che da sempre più privilegiamo sono sociopolitici e di attualità, in accordo alla nostra mission.

Nell’arco dell’ultimo anno abbiamo ampliato il nostro spettro anche a temi più di taglio sociale. Nel contesto dell’emergenza dovuta al Coronavirus abbiamo cercato di dare una mano come possibile alla nostra comunità, per provare ad alleviare le difficoltà che la nostra città si è trovata ad affrontare, promuovendo una raccolta fondi a sostegno dell’ospedale cittadino e iniziative in favore di famiglie indigenti, congiuntamente ad altre associazioni della zona che se ne occupano abitualmente.

6) Emergenza Covid 19. Come ha inciso e incide nel vostro lavoro e nella progettualità futura?
L’emergenza Covid ha fortemente inciso nel nostro modus operandi.

Innanzitutto, le limitazioni subite a causa dell’attuale emergenza sanitaria hanno comportato un trasferimento online delle attività e degli eventi che prima svolgevamo in presenza. Si è optato per la realizzazione di videointerviste, come accaduto in occasione del Referendum Costituzionale sulla riduzione del numero dei Parlamentari o in occasione dei due incontri – sempre trasmessi sui nostri canali social – relativi l’uno all’isolamento sociale da quarantena e fenomeno hikikomori a confronto, l’altro alla presentazione del libro “Grazie, professore” in collaborazione con l’Associazione Antigone Marche. Nondimeno, ricordiamo la raccolta fondi promossa online per l’Ospedale Carlo Urbani di Jesi durante la fase più buia dell’emergenza Covid-19; organizzata il 9 marzo 2020, ha raggiunto un importo di quasi 29.000 euro.

Le attività svolte in presenza, nel rispetto rigoroso delle normative anti-Covid, sono state: la presentazione del romanzo del Consigliere del Presidente della Repubblica Giovanni Grasso, la partecipazione al festival “Ri-Costituente” a Cartosio e le raccolte solidali (beni alimentari “Spesa Solidale”, materiale scolastico “Insieme a Scuola”, giocattoli e indumenti invernali “Natale Solidale”) svolte da fine maggio al periodo natalizio in collaborazione con la Croce Rossa Italiana – Comitato di Jesi, la San Vincenzo de Paoli – Jesi e la Caritas Jesina, cui successivamente si sono aggiunte altre realtà quali Avulss, Azione Cattolica e Scout Agesci.

La quarantena e il periodo seguente non hanno sicuramente consentito la buona riuscita del progetto “JAG – Jesi Aggregazione Giovani”, avviato il 18 ottobre 2019, che vede la collaborazione tra Associazione ImpAct, Circolo Cittadino Jesi e Associazione della Croce Rossa Italiana – Comitato di Jesi ODV per la realizzazione di un centro di aggregazione giovanile – animato da svariate attività – presso i locali del Circolo Cittadino, per i giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni. Si procederà, pertanto, al rinnovo di tale accordo sperando in tempi migliori.

7) Credete che il volontariato culturale abbia bisogno di formazione, sì o no e se affermativo in che direzione?

Sì, crediamo fermamente che sia importante una formazione di base per i volontari e, ancor di più, per il direttivo, specialmente per le entità culturali più piccole e locali che non possono usufruire di strutture articolate di supporto a livello nazionale o addirittura internazionale.

Dovrebbero essere forniti gli strumenti per acquisire le necessarie competenze per un’ordinaria e corretta amministrazione dell’associazione attraverso seminari formativi e laboratori che possano essere funzionali all’amministrazione della stessa.

8) Che società immaginate post pandemia, a livello locale soprattutto?

La domanda non è affatto semplice. Il contesto economico e sociale in cui ci troveremo a vivere sarà in seria difficoltà e risulterà particolarmente lacerato. Già, disgraziatamente, se ne vedono i primi segni.

Il nostro territorio, caratterizzato soprattutto da piccole imprese come pure – guardando al nostro settore – da piccole associazioni, dovrà avere “le spalle larghe” e affrontare il prossimo futuro sfruttando al massimo ogni sua potenzialità. Un aiuto importante, come abbiamo visto nel corso di questo terribile anno, potrà derivare dalla solidarietà tra e per le varie realtà.

L’auspicio che ognuno di noi possa essere più accorto all’uomo o alla donna della porta accanto può non rimanere solo speranza ma, con il contributo di tutti, divenire realtà.

9) Jesi è città solidale?

Crediamo che in numerose occasioni Jesi abbia dimostrato di essere una città solidale.

Fin dagli esordi dell’emergenza Covid-19 cittadini ed enti hanno tutti cercato di aiutare come potevano per qualsivoglia esigenza.

Molte iniziative sono sorte per aiutare la città e in tutte dobbiamo riconoscere che c’è stata forte partecipazione. Facendo riferimento all’esperienza della raccolta fondi che abbiamo promosso all’esordio della pandemia per l’Ospedale Carlo Urbani, ci ha riempito il cuore “l’accorrere” dei concittadini che ha permesso di raggiungere la soglia di 10.000 euro in meno di 12 ore. Pregevole è stato il gesto di nostri coetanei, o di ancor più piccoli, che hanno donato i loro risparmi. Per non parlare della raccolta alimentare che ha visto l’adesione di una decina di punti vendita; con il contributo spontaneo dei loro clienti abbiamo raggiunto la quota di circa 550 prodotti donati, per un peso che si aggirava sui 350 kg. Straordinario. La città ha davvero dato prova della sua generosità e del profondo rispetto che nutre per l’operato delle associazioni di volontariato.

10) C’è logica di rete tra le associazioni come le vostre?
A questa domanda ci sentiamo di rispondere con un forte e chiaro sì.

Anche durante la pandemia abbiamo riscoperto l’efficacia della cooperazione tra associazioni, a partire da quelle con cui abbiamo direttamente collaborato, avendo avuto l’intuizione che insieme sarebbe stato possibile raggiungere ottimi risultati che avrebbero giovato all’intera comunità. Per questo abbiamo avviato, e migliorato in un secondo momento, una rete di associazioni che fosse più adeguata possibile ai comuni scopi, in cui ciascun ente ha messo a fattore comune le proprie conoscenze, la propria esperienza e i propri mezzi. I risultati, come detto, si sono visti.

11) Una proposta per il progetto Volontarja, giunta alla sua terza edizione…

La proposta che ci sentiamo di fare è che Volontarja sia strutturata di concerto con tutte le associazioni, in quanto protagoniste. Questo nostro punto di vista è stato già espresso al tempo nel comunicato che abbiamo sottoscritto assieme ad altre associazioni jesine, che, vogliamo ricordarlo, da parte nostra non voleva rappresentare che la pura volontà di ottenere chiarimenti, come poi successo.

ImpAct ha da sempre preso parte a questo progetto che è per noi un cardine dell’anno associativo, in quanto momento di festa per le associazioni e di avvicinamento alla cittadinanza; a tal proposito, crediamo appunto che Volontarja non debba coinvolgere solo il mondo della scuola ma la cittadinanza tutta.

A nostro avviso sarebbe inoltre opportuno prevedere un percorso di formazione pratica per la gestione associativa, dedicato a chi ne fa parte, poichè potrebbe essere utile a molti. In aggiunta, una chiave vincente, se si vuole rivolgere Volontarja ai più giovani, sarebbe l’ideazione di un format caratterizzato da un’impronta digitale significativa, data da contenuti multimediali di livello, in grado di stimolare curiosità e interesse verso il mondo del volontariato, grande risorsa per la società del domani.

Cosa significa co-progettare e co-programmare?

Che valore aggiunto hanno questi percorsi che vedono gli Ets (enti del terzo settore) coinvolti attivamente con i soggetti pubblici? Qual è la cornice normativa di riferimento?

Di questo e altro si parlerà nel corso di formazione “Opportunità e sfide del post-COVID 19 tra privato sociale e Amministrazioni pubbliche. Quali percorsi e progettazioni condivise?” organizzato dall’Avis regionale, nell’ambito del progetto Riesco Marche (Reti inclusive e solidali per la comunità) – Terzo settore in rete per l’emergenza Covid-19. Il percorso, promosso con il patrocinio dell’Anci Marche e la collaborazione del Coordinamento Odv e Aps dell’Ats IX, si svolgerà interamente in modalità a distanza, attraverso 3 webinar in programma il 14, 19 e 28 gennaio 2021, dalle h.17,30 alle 20, con laboratorio on line nel mese di febbraio.

L’attività è rivolta non alle associazioni partner di Riesco, ma in generale agli Enti del terzo settore marchigiani, e attraverso Anci Marche, anche ad amministratori e funzionari di enti locali e Comuni marchigiani.

Grazie all’intervento di docenti universitari e relatori tra i maggiori esperti del terzo settore – tra i quali Edoardo Patriarca (giovedì 14) e Stefano Zamagni (martedì 19) – sarà un’occasione preziosa per approfondire i temi della co-programmazione e co-progettazione, dal quadro della Riforma del Terzo settore alla recente sentenza della Corte Costituzionale n. 131/2020, alle opportunità e sfide della nuova programmazione europea (PROGRAMMA COMPLETO NELLA SEZIONE DOWNLOAD ALLEGATI).

La partecipazione è gratuita, previa iscrizione sul sito www.avismarche.it, compilando l’apposito form. L’iscrizione è unica per i 3 webinar e può essere effettuata anche a percorso avviato per le date restanti, almeno entro il giorno precedente il seminario (fino al raggiungimento del numero massimo previsto dalla piattaforma). Gli iscritti riceveranno poi via mail, il giorno del webinar, il link per collegarsi on line.

Per maggiori informazioni: marche@avis.it oppure al numero: 071.2867653

L’attività è realizzata nell’ambito del progetto Riesco Marche – Terzo settore in rete per l’emergenza Covid-19, finanziato dalla Regione Marche con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali,  e con il contributo della Consulta Fondazioni Casse di Risparmio marchigiane.  Il progetto coinvolge 14 organizzazioni regionali con oltre 700 associazioni e sedi locali, in numerosi interventi di sostegno per le difficoltà generate o aggravate dall’emergenza Covid-19. Al loro fianco c’è anche il CSV Marche, come partner tecnico.


Scritto da Ufficio Stampa CSV Ancona

Un valore dei nostri valori aggiunti è anche dire… grazie

Carissime e carissimi volontari,

l’anno che si è concluso ha detto ad una intera comunità locale (e a quella nazionale) che esiste una realtà di solida solidarietà: quella del volontariato.

Si esprime in tanti gesti, in tante parole di partecipazione viva e vigile, in tanta attenzione che non aspetta segnali formali ma si muove sulla spinta di quei valori aggiunti a cui fa riferimento da sempre.

A voi tutti va un grazie sincero e sentito per quanto avete saputo e voluto nelle situazioni più complesse e in quelle più urgenti, in quelle della quotidianità, nei luoghi del disagio e dove il bisogno è più visibile.

La pandemia è stata purtroppo una occasione terribile per mettere alla prova la tenace capacità di far sentire il vostro prendersi cura di una intera comunità.

Questo nostro dire grazie, vuol essere il grazie della intera comunità e inoltre vuole trasformarsi in un affettuoso augurio per il prossimo anno. Che sia migliore, certo, conservando e facendo lievitare quei valori aggiunti di cui ogni volontario – in ogni settore – è portatore.

E insieme all’augurio un abbraccio che nelle intenzioni non è solo virtuale…

Il Coordinamento delle associazioni di volontariato e aps dell’ambito IX

ASP: Franco Pesaresi

ASP: Ringraziamo Franco Pesaresi, direttore dell’Asp Ambito9 di Jesi, per l’intervista rilasciata al Coordinamento:

– La pandemia Covid 19 è ormai assodata come una emergenza anche sociale, oltreché sanitaria. Dal suo osservatorio può confermare questa opinione diffusa e perché? 

La pandemia non è solo una emergenza sociale, sanitaria ed economica. È la crisi dell’intera società perché per la prima volta il mondo moderno si confronta su scala globale con un problema che, nel medio termine, non ha una soluzione.  In attesa della soluzione (il vaccino) si può solo ridurre il danno. Questi elementi sommariamente delineati hanno prodotto nella società un aumento immediato e potente della povertà insieme ad un aggravamento generale della condizione psicologica della popolazione.  

– Felice Cimatti, filosofo e psicoanalista particolarmente attento agli scenari dinamici della società occidentale, ha posto l’accento sul distanziamento sociale come una nuova virtù da perseguire. Ciò favorisce la logica immunitaria ma indebolisce quella comunitaria. Cosa ne pensa?

Occorre innanzitutto riportare tutto all’uso corretto dei termini. Non si deve parlare di distanziamento sociale (anche se tutti lo fanno) ma di distanziamento fisico. Questo è il termine corretto suggerito anche dall’Organizzazione mondiale della sanità. Non vi è dubbio che il distanziamento fisico riduce la logica comunitaria e toglie molto alle relazioni fra le persone ma proprio per questo, e con la consapevolezza di questo, dobbiamo lavorare di più sulla vicinanza sociale per ridurre la distanza fra le persone e per mantenere lo spirito di comunità e di solidarietà.  Su questo dobbiamo lavorare tutti perché i rischi sono elevati. Ma per onestà devo anche dire che sono convinto che con la conclusione della pandemia gli italiani torneranno alle precedenti prassi nelle relazioni fra le persone anche se ci porteremo dietro le conseguenze (non so in quali dimensioni del periodo del COVID-19.

– L’Asp, per sua strutturazione, è una azienda che eroga servizi sociali per diversi comuni. Tra di essi ‘è una rete di pensiero solidale oppure tutto è demandato ad una regia tecnica? In altre parole: come e quanto pesano le risorse finanziarie sui servizi?

L’ASP è fortemente finalizzata all’intervento sociale e solidale. Si ragiona costantemente di ciò che occorrerebbe fare nella società per creare inclusione e benessere sociale. Naturalmente occorre trovare una sintesi tra ciò che bisognerebbe fare e le risorse a disposizione. Ma c’è la continua ricerca, anche attraverso strumenti nuovi, di ulteriori risorse, forti della convinzione che un buon progetto di intervento spesso è in grado di mobilitare nuove risorse.


– È nota la sua sensibilità per la formazione a tutto tondo. Crede che sia utile anche per il mondo del volontariato che spesso e volentieri si interfaccia con quello del welfare? E come e con quali declinazioni organizzative?

La formazione e l’aggiornamento formativo fanno sempre la differenza. In tutti i campi di azione e forse ancor di più nel settore del volontariato per le caratteristiche proprie dell’attività volontaria e gratuita. Serve a dare valore al volontariato e serve ad utilizzare in modo ottimale le risorse del volontariato. La formazione del volontariato è diversa da quella per gli operatori professionali così come è diversa, per fare un altro esempio, da quella che si può organizzare per i caregiver familiari. E’ una formazione peculiare che va programmata ed organizzata appositamente per il mondo del volontariato. Tempi della formazione, orari della formazione, modalità della formazione e contenuti vanno previsti pensando in modo specifico al volontariato. Attualmente questa, quando c’è, è organizzata dalle sole associazioni di volontariato per i propri associati ed invece bisognerebbe uscire da questa gabbia e pensare che esiste un interesse pubblico per la formazione del volontariato e conseguentemente   stimolare anche gli enti pubblici (Asur, comuni, ecc.) ad organizzare corsi di formazione anche per il mondo del volontariato.

 – Il Coordinamento da qualche mese ha immesso nel dibattito locale la proposta di organizzare gli Stati Generali del Volontariato del territorio. Al di là della emergenza Covid che accentra il focus sociale, la proposta ha un senso per lei come tecnico del welfare?

Ci sono momenti in cui è necessario discutere tutti insieme di come percorrere il passaggio epocale che stiamo vivendo. E non mancano gli argomenti per una proposta come quella di convocare gli Stati Generali del volontariato: pensiamo all’introduzione della legge quadro del terzo settore, pensiamo all’impatto del Covid-19 sul volontariato e ai cambiamenti che potrà portare quando questo passerà, pensiamo alla rinnovata sottolineatura della legge quadro sulla gratuità del volontariato, pensiamo alla necessità di far pesare di più il volontariato nella società o a quella di ripensare, in qualche caso, ai rapporti con le pubbliche amministrazioni. Naturalmente un evento di questo tipo deve essere curato con attenzione affinché possa contribuire a rafforzare la ricca rete di associazioni di volontariato presente in questo territorio.

– Il Covid 19 ha posto all’attenzione una criticità: quella dello spezzettamento dei punti di vista, della proliferazione delle opinioni su ogni tema, quella della improvvisazione dei giudizi. Che cosa ne pensa e soprattutto quali sono per lei le vie d’uscita, nell’ottica per esempio del Terzo Settore?

Quello che sta accadendo attorno al COVID-19 mi ha sollecitato una riflessione molto politica di fronte ai diversi comportamenti dello Stato, delle Regioni e perfino dei singoli comuni. L’esigenza di protagonismo più che l’amore e la tutela della popolazione ha portato spesso ad una babele di provvedimenti e ad una divisione dei vari soggetti statuali che invece, proprio in questi momenti, dovrebbero dimostrare una maggiore unità. Sono tornato centralista. Non siamo pronti per il federalismo.

– In che rapporto dovrebbero relazionarsi, rispetto al welfare, istituzioni e volontariato e come ne legge le caratteristiche presenti sul nostro territorio?

Non vedo elementi che suscitino preoccupazione nel rapporto fra volontariato ed istituzioni del nostro territorio. Ci sono in atto delle dinamiche di collaborazione e di legittimo confronto come è normale e giusto che sia.  L’argomento va comunque trattato con la necessaria delicatezza perché il rapporto fra istituzioni e volontariato non è un rapporto del tutto paritario (né potrebbe esserlo data la disparità di forza dei due soggetti) nonostante gli sforzi che possono fare le istituzioni e le organizzazioni del volontariato. Occorre sempre trovare un faticoso e delicato equilibrio fra la salvaguardia dell’autonomia dell’organizzazione di volontariato, la tutela della gratuità dell’attività del volontariato e l’interesse pubblico espresso dalle istituzioni.

– Previsioni o profezie su welfare dopo Covid se ne possono fare?

La pandemia finirà dopo tanti sacrifici che tutti quanti abbiamo fatto. Soprattutto il mondo del welfare ha pagato il prezzo più elevato: la sanità innanzitutto ma anche il mondo del sociale è stato fortemente impegnato. Spero che si faccia tesoro dell’esperienza che abbiamo vissuto e che questo serva a migliorare le cose per il futuro. Abbiamo compreso che serve molta più prevenzione (e conseguentemente risorse per chi se ne occupa) e serve più attenzione per i soggetti più fragili della nostra società. Abbiamo compreso che i problemi più importanti vanno affrontati a livello globale e che per contro serve un grande senso di responsabilità a livello individuale per tutelare se stessi e gli altri. Dobbiamo lavorare su tutto questo per non trovarci più impreparati ai prossimi eventi. 

Grusol: Fabio Ragaini

– Fabio Ragani e Grusol. Come definiresti, oggi, Grusol alla luce della sua lunga esperienza di attività?

Con modalità diverse il Gruppo Solidarietà, che ha oltrepassato i 40 anni di attività, ha cercato di legare il rapporto con le persone con attività di promozione e tutela. Direi che questo rimane il nostro orizzonte. La riflessione, http://www.grusol.it/apriInformazioniN.asp?id=2127, che abbiamo promosso in occasione nelle nostre trentennale, credo, rimanga per noi attuale

– Il vostro Centro di Documentazione ha modificato nel tempo di internet la sua mission?

E’ una realtà cambiata in maniera significativa. Il materiale presente è indicizzato e consultabile gratuitamente nel nostro sito, http://www.grusol.it/bd/index.asp. Abbiamo cercato inoltre di potenziare la proposta bibliografica, attraverso schede di approfondimento nel nostro sito http://www.grusol.it/schedeapprofondimentoN.asp. A questo si aggiunge la parte di documentazione sulle politiche sociali, http://www.grusol.it/informazioniN.asp?m=5, che nei fatti, rappresenta un’estensione dei contenuti e materiali del Centro documentazione.

– Volontariato e formazione. In che rapporto sono rispetto al nostro territorio di riferimento?

La formazione permanente è necessaria in ogni settore. Per il volontariato è importante che si traduca anche in una capacità di lettura dei fenomeni in atto. Poi nello specifico delle peculiarità di ciascuna associazione cercare di avere la capacità di contestualizzare il proprio lavoro. Non perdendo l’abitudine di chiederci se quello che facciamo migliora non solo la qualità di vita della singola persona ma produce più attenzione, più solidarietà e soprattutto più giustizia sociale.

– E ancora: che tipo di relazione esiste secondo il vostro punto di vista tra volontariato ed istituzioni politiche e socio sanitarie?

Un volontariato adulto non può non avere rapporto con le istituzioni. A meno che non si ritenga parte della società. Le Istituzioni hanno responsabilità che non sono delegabili ed un volontariato attento alle esigenze delle persone è importate che se lo ricordi e lo ricordi.

– Grusol e l’associazionismo: esiste una logica di rete tra le diverse realtà rispetto al vostro lavoro e alla vostra presenza? E come si articola o non si articola?

Nel nostro lavoro, qui http://www.grusol.it/chisiamoN.asp?m=2 una sintesi, abbiamo partecipato a comitati locali e regionali. In alcuni casi con ruolo di coordinamento.  Negli ultimi anni abbiamo stabilito rapporti di collaborazione con altre organizzazioni su specifiche iniziative e attività.

– Che ruolo dovrebbe avere il volontariato nel momento presente caratterizzato dalla profondità della crisi pandemica per il Covid?

Dovrebbe continuare il lavoro con le persone, nella consapevolezza che la crisi accentua le diseguaglianze. Ancora di più è importate l’ascolto sia nella rimodulazione delle nostre attività, sia per rilanciare, quando necessario, alla comunità e alle istituzioni eventuali istanze e problemi nuovi.

– Che cosa “serve” al Terzo Settore, rispetto alla nuova legge che lo regolamenta, per diventare soggetto più significativo nella logica della sussidiarietà?

Il terzo settore è significativo nel momento in cui, a partire dal proprio lavoro con le persone, è capace di essere attore credibile intercettando esigenze, necessità, diritti non riconosciuti. Poi ogni realtà del terzo settore a partire dal suo specifico individuerà i percorsi per fare in modo che quelle esigenze si traducano in risposte.

– Vista la tua lunga e salda competenza sulle criticità rispetto alle applicazioni della legislazione socio-sanitaria nel territorio regionale, quale provvedimento realizzeresti per primo, con assoluta priorità, in questo momento?

Non penso ci sia un intervento specifico. Quanto invece una capacità di lettura delle necessità che parta dalle persone. In fondo la pandemia non ha fatto altro che amplificare problemi già presenti. Noi scontiamo un enorme deficit programmatorio regionale con la mancanza di un orizzonte di riferimento. Negli anni sono sommati problemi sia con riferimento al livello politico che quello tecnico. Ma anche il nostro mondo ha grosse responsabilità per l’incapacità di formulare proposte capaci di andare oltre lo specifico di ciascuno. In fondo chi manca di visione complessiva non chiede altro. Avere interlocutori che chiedono qualcosa per se stessi e per quello che stanno facendo. Ma, non dovrebbe sfuggire, che il prezzo di una politica che risponde in base alla forza dell’interlocutore e non alle sue ragioni, è alto e prima o poi investe tutti. Per chi vuole si possono consultare gli approfondimenti dell’Osservatorio sulle politiche sociali del Gruppo Solidarietà, http://www.grusol.it/vocesocialeN.asp, che nell’ultimo decennio ha cercato di analizzare in maniera sistematica questa parte delle politiche regionali, realizzando delle monografie a carattere biennale.